Regole inflessibili, appuntamenti selezionati e una presenza online costruita con precisione. È in questa dimensione parallela che si cerca la verità sulla 30enne moldava scomparsa da un residence a Prato.
Maria Denisa Adas ha 30 anni e da giovedì scorso (tra il 15 e il 16 maggio) di lei non si hanno più notizie. Stava lavorando in un residence a Prato, dove si presentava ai clienti con il nome “Alexandra”. Un nome in codice, come accade spesso nel mondo degli incontri per adulti, dietro il quale si celava una realtà scandita da regole chiare.
Il profilo è attivo su portali come “Escort Advisor”, dove si dichiara di «nazionalità moldava» e operativa «a Bologna». Lì, accanto a prezzi e contatti, Alexandra lascia una lunga lista di istruzioni per chi volesse incontrarla. Nessuna foto inviata su richiesta («ci sono già sul sito e le aggiorno molto spesso»), appuntamenti solo con breve preavviso e assoluto divieto di trattative sul prezzo: «La qualità si paga».
Ogni frase del suo annuncio rivela una gestione professionale e meticolosa della sua attività: «Non raggiungo», «il rapporto sessuale viene fatto solo con il preservativo», «non prendo appuntamenti con largo anticipo». Alexandra fa anche una rigorosa selezione tra i clienti: «Se mi stai antipatico non ti ricevo» e «verrete bloccati in automatico» in caso di domande fuori luogo.
Una vita parallela, quindi, strutturata attorno a un’identità precisa e senza margini di improvvisazione. Ed è forse proprio all’interno di questa routine blindata che si cela la chiave della sua scomparsa. Un incontro fuori copione, una violazione delle sue regole, un appuntamento andato storto.
Le forze dell’ordine stanno indagando su ogni dettaglio: profili online, ultime telefonate, eventuali clienti. Le indagini sulla scomparsa di Maria Denisa Adas, comunque, si starebbero concentrando su un possibile rapimento da parte di una banda di connazionali, forse legato al giro della prostituzione. Una testimone ha riferito che Denisa sarebbe stata seviziata, con gravi violenze fisiche, tra cui la rottura dei denti. A rivelarlo sarebbe stata la madre, Maria Cristina Paun, ora indagata per false dichiarazioni per aver omesso un contatto con un avvocato italiano. Lo riporta la stampa locale.
L’uomo, che l’avrebbe chiamata su un telefono nascosto poi sequestrato, avrebbe sostenuto di sapere dove si trovava la figlia e di voler mediare per la sua liberazione. Secondo un’amica della ragazza, però, si tratterebbe di un ex cliente rifiutato, ossessionato da Denisa e forse coinvolto nel suo sequestro. Lo riporta la stampa locale. L’ultima telefonata tra madre e figlia è avvenuta alle 23 del giorno della scomparsa, poco prima che un cliente uscisse dal residence dove la giovane alloggiava. La sua auto, trovata nel cortile, conteneva tutti i suoi documenti, incluso il passaporto, escludendo un allontanamento volontario.
La domanda ora non è solo “dove sia Denisa”, ma cosa sia successo ad “Alexandra”. Perché proprio lì, in quella doppia vita, potrebbe nascondersi la risposta al mistero.
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