Si chiama il “Martedì del Villaggio” ed è l’iniziativa di Massimo Lanini raccontata da “Storie di Firenze”: il suo locale si trasforma in uno spazio di comunità, dove ognuno porta qualcosa da mangiare e da bere.
In Oltrarno c’è un ristorante dove, una volta al mese, il conto non esiste e il vino si condivide. Ogni primo martedì del mese, Massimo Lanini, oste valdarnese con vent’anni di esperienza in Puglia alle spalle, trasforma la sua osteria “Meno” di viale Aleardi in uno spazio aperto al quartiere, come ha raccontato a Storie di Firenze, il progetto editoriale dell’agenzia di comunicazione Galli Torrini che racconta la città attraverso le persone che la vivono.
L’idea di Lanini si chiama “Martedì del Villaggio” e funziona così: ognuno porta qualcosa da bere o da mangiare, si mette tutto in comune e si cena insieme.
Niente prenotazioni, niente scontrini, nessun pos: solo tavoli condivisi e voglia di stare insieme.
“È un’iniziativa nata per conoscere chi avevo intorno – racconta Lanini -. All’inizio eravamo in dieci, oggi siamo più di cento. Si formano amicizie, contatti di lavoro, chat di quartiere. È tornata la voglia di parlarsi, non di postarsi sui social”.
L’idea, partita in sordina, è diventata in pochi mesi un piccolo esperimento di socialità urbana: un modo concreto per riportare la vita di quartiere dentro una città che spesso vive di turismo e vetrine.
“Non è un evento – sottolinea Lanini – è un gesto. È un modo per ricordarci che la convivialità non si compra: si costruisce”. Accanto a quest’iniziativa, Lanini ha introdotto anche una seconda regola: chi lascia il cellulare all’ingresso per tutta la cena riceve il 10% di sconto.
Un invito a disconnettersi dai device per riconnettersi alle persone. “E abbiamo visto succedere una cosa strana: senza schermi si ricomincia a parlarsi – racconta con ironia Lanini -. Meno foto ai piatti, più parole tra i piatti. Non è nostalgia, è igiene sociale”.
Nel suo locale, lontano dal centro vetrina, Lanini ha riportato l’essenza dell’osteria: piatti semplici, vini di piccoli produttori e una lavagna su cui, accanto al menù, compaiono anche i nomi di altri ristoranti consigliati. “Chi cucina con passione – dice – non fa concorrenza fa sistema. È così che una città resta viva”.






