PISA. Toscana zona arancione, crisi nera per le imprese. Parla Federica Grassini, presidente Confcommercio Pisa.
Nessuna programmazione, preavviso irrisorio, numeri confusionari, sospensioni immotivate, la proclamazione della Toscana come zona arancione fa infuriare Confcommercio. “Tutto avviene all’impronta, non si fa in tempo ad assimilare un DPCM che si annuncia immediatamente dopo quello successivo, ci si adegua oggi per rifare tutto domani, e così via, in un tragica rincorsa senza fine che porta inevitabilmente migliaia di imprese alla chiusura”. La presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Federica Grassini non ci sta: “Il costo economico e sociale che noi imprenditori ci carichiamo sulle spalle dall’inizio del lockdown, a causa di questo modo di fare irresponsabile della politica e del Governo, è ormai insostenibile. Un premier che ci lascia aperti invitando la popolazione a non uscire, una situazione ospedaliera in grande difficoltà già all’inizio di una stagione pandemica che durerà ancora per molto, evidenziano responsabilità che non sono attribuibili a chi sta pagando il prezzo più alto, negli ospedali e nel mondo imprenditoriale. Molte aziende, in una situazione così drammatica, saranno obbligate alla chiusura per decreto, ma molte altre si vedranno comunque indotte a chiudere per mancanza di clienti. E allora, se questa è la situazione, nessuno si aspetti che un imprenditore che deve salvaguardare il lavoro di una vita paghi le tasse ad uno Stato che si sta prendendo malamente gioco di lui, portandolo a fallimento certo”.
“Solo per i settori commercio non alimentare, ristorazione, turismo, e i comparti della ricreazione e dello spettacolo, rischiano di scomparire 270 mila imprese” – aggiunge e conclude la presidente Confcommercio: “Nel Decreto Ristori Bis le zone sono state differenziate tenendo conto del numero dei casi di contagio e dell’occupazione delle terapie intensive. Quello che per noi è incomprensibile è collegare e mettere in relazione queste differenziazioni con la quantificazione del danno economico, quando in realtà l’unico criterio oggettivo, inconfutabile ed equo di valutazione del danno economico subito da una impresa è la perdita di fatturato, facilmente riscontrabile attraverso l’Agenzia delle Entrate. Le nostre aziende, di qualsiasi zona Rossa, Arancione o Gialla che siano, indistintamente, stanno crollando sotto i nostri occhi, con perdite dell’80%. Noi non abbiamo bisogno di elemosina, ma servono aiuti veri e subito, e nessuno dovrebbe essere lasciato senza sostegno e senza risposte”.
O.R.