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Akinsanmiro dalla Nigeria: “Da piccolo avevo smesso con il calcio, ho pianto per la convocazione”

17:18

Dal ritiro della Nigeria pre Coppa d’Africa, Akinsanmiro parla del proprio percorso fatto di sacrifici, dettagli e aneddoti.

Tra allenamenti e preparativi per la Coppa d’Africa con la Nigeria, Akinsanmiro si racconta toccando vari temi in un’intervista sui social della propria nazionale.

«So fare il barbiere, è stato davvero un lavoro per me da piccolo quando non avevo niente», inizia così la propria intervista ai canali ufficiale della Nigeria Ebenezer Akinsanmiro. Ma l’obiettivo, vero, è sempre stato quello di diventare un calciatore professionista. Per questo la convocazione in Nazionale è arrivata come qualcosa di totalmente inaspettato.

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La prima chiamata era arrivata in occasione delle qualificazioni ai Mondiali di novembre, poi un infortunio aveva interrotto tutto. Quando è arrivata questa convocazione invece, l’emozione è stata incontenibile: «Appena ho saputo che il CT mi voleva per la Coppa d’Africa ho chiamato una persona a me molto vicina e ho iniziato a piangere. Era il mio sogno da tantissimo tempo».

Un sogno inseguito fin dalle giovanili, tra Under 17 e Under 20, ma mai senza dubbi. «A un certo punto ho pensato di non essere abbastanza bravo», ammette. «Poi ho capito che continuando a spingere e a dare tutto me stesso, prima o poi sarebbe arrivata un’occasione».

Da bambino non aveva nemmeno la possibilità di seguire il calcio in televisione. «Da dove vengo io bisognava pagare molto per guardare le partite e non potevamo permettercelo. Amavo giocare a calcio, ma non lo guardavo». Solo crescendo, e decidendo di prendere sul serio la carriera da calciatore, ha iniziato a studiare il gioco, soprattutto attraverso internet, guardando highlights e tornei giovanili. «Mi piaceva molto il modo di giocare di alcuni calciatori, in particolare quelli visti ai Mondiali Under 20. YouTube era il mio mezzo per imparare dai più forti».

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La vera spinta, però, è sempre arrivata dalla famiglia. Il padre e i fratelli avevano giocato a calcio in gioventù, e il loro esempio è stato determinante. Nonostante questo, la strada non è stata facile. «Il calcio non è una certezza al 100%. Non sai mai se ce la farai davvero. Per questo smisi per un periodo e decisi di imparare un mestiere».

Così è arrivato il lavoro da barbiere, come detta in principio, e l’abbandono temporaneo dal calcio, durato molti mesi. Ma la passione non si è mai spenta del tutto. «La mia famiglia mi ha sempre spinto a tornare: hanno fatto bene». E alla fine, quel sogno inseguito così a lungo, ha trovato strada fino alla Nazionale nigeriana.

A cura di Matteo Casini

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