Dal ritiro della Nigeria pre Coppa d’Africa, Akinsanmiro parla del proprio percorso fatto di sacrifici, dettagli e aneddoti.
Tra allenamenti e preparativi per la Coppa d’Africa con la Nigeria, Akinsanmiro si racconta toccando vari temi in un’intervista sui social della propria nazionale.
«So fare il barbiere, è stato davvero un lavoro per me da piccolo quando non avevo niente», inizia così la propria intervista ai canali ufficiale della Nigeria Ebenezer Akinsanmiro. Ma l’obiettivo, vero, è sempre stato quello di diventare un calciatore professionista. Per questo la convocazione in Nazionale è arrivata come qualcosa di totalmente inaspettato.
La prima chiamata era arrivata in occasione delle qualificazioni ai Mondiali di novembre, poi un infortunio aveva interrotto tutto. Quando è arrivata questa convocazione invece, l’emozione è stata incontenibile: «Appena ho saputo che il CT mi voleva per la Coppa d’Africa ho chiamato una persona a me molto vicina e ho iniziato a piangere. Era il mio sogno da tantissimo tempo».
Un sogno inseguito fin dalle giovanili, tra Under 17 e Under 20, ma mai senza dubbi. «A un certo punto ho pensato di non essere abbastanza bravo», ammette. «Poi ho capito che continuando a spingere e a dare tutto me stesso, prima o poi sarebbe arrivata un’occasione».
Da bambino non aveva nemmeno la possibilità di seguire il calcio in televisione. «Da dove vengo io bisognava pagare molto per guardare le partite e non potevamo permettercelo. Amavo giocare a calcio, ma non lo guardavo». Solo crescendo, e decidendo di prendere sul serio la carriera da calciatore, ha iniziato a studiare il gioco, soprattutto attraverso internet, guardando highlights e tornei giovanili. «Mi piaceva molto il modo di giocare di alcuni calciatori, in particolare quelli visti ai Mondiali Under 20. YouTube era il mio mezzo per imparare dai più forti».
La vera spinta, però, è sempre arrivata dalla famiglia. Il padre e i fratelli avevano giocato a calcio in gioventù, e il loro esempio è stato determinante. Nonostante questo, la strada non è stata facile. «Il calcio non è una certezza al 100%. Non sai mai se ce la farai davvero. Per questo smisi per un periodo e decisi di imparare un mestiere».
Così è arrivato il lavoro da barbiere, come detta in principio, e l’abbandono temporaneo dal calcio, durato molti mesi. Ma la passione non si è mai spenta del tutto. «La mia famiglia mi ha sempre spinto a tornare: hanno fatto bene». E alla fine, quel sogno inseguito così a lungo, ha trovato strada fino alla Nazionale nigeriana.
A cura di Matteo Casini






