Idrissa Touré ha regalato al Pisa un gol che è diventato storico in automatico: la cronaca dell’emozione e la felicità dei tifosi nerazzurri.
Ci sono giorni in cui anche il giornalista più calibrato smette di scrivere di notizie concrete e fredde statistiche e si lascia trasportare dai sentimenti. Il bello del mestiere non è soltanto analizzare schemi o numeri, ma raccontare le emozioni della gente. Quelle che esplodono all’improvviso, come venerdì sera scorso, quando Idrissa Touré ha regalato al Pisa la prima vittoria in Serie A dopo 34 anni (leggi qui).
Un gol che, soprattutto a mente lucida dopo vari giorni, vale più di tre punti. Vale una città intera. Touré è partito da dietro, ha letto il tempo con precisione chirurgica e si è staccato da terra con una leggerezza sorprendente. L’impatto con il pallone è stato pulito, un colpo di testa che lo ha visto toccare i 2,45 metri d’altezza prima di battere il portiere avversario. Un gesto atletico di rara bellezza, che ha spezzato la tensione e scatenato l’urlo liberatorio di un popolo.
Gilardino ha esultato come un uomo che vede premiato il sacrificio quotidiano del suo gruppo. Touré, a sorpresa, è rimasto più o meno composto, quasi sorpreso dalla portata del suo gesto. Ma bastava guardarlo per capire: dietro quella calma apparente c’era l’orgoglio di chi sa di avere segnato una rete che da lì a poco sarebbe diventata storica.
La sua partita non si esaurisce nel gol. È stato il perno di tutto, il giocatore che ha corso di più, che ha dato equilibrio e sostanza in entrambe le fasi di gioco. Ha difeso, lottato e inciso come un veterano della categoria. Ha mostrato il perché l’allenatore nerazzurro non può fare a meno di lui. Rappresenta una delle colonne su cui si regge il Pisa, una presenza silenziosa che dà certezze e sicurezze.
Quando il pallone ha toccato il fondo della rete, qualcosa dentro i tifosi si è mosso. Perché a Pisa il calcio è ancora una questione di identità, di appartenenza, di passione. E chi racconta questo sport per questo popolo lo sa: il compito più importante non è riassumere un risultato, ma restituire quelle emozioni a chi le vive e farle rivivere a chi non c’era.
Dopo giornate di attesa, i tifosi hanno trovato il primo vero sorriso. Ora la sosta arriva come un toccasana. Gilardino potrà ricaricare la squadra e preparare il futuro con maggiore serenità. Ma il ricordo di quel colpo di testa resta lì, come una fotografia destinata a durare. La Tour(è) di Pisa, simbolo di forza, svetta sulla città.
A cura di Matteo Casini






