È stato confermato all’ospedale San Donato di Arezzo un caso di infezione da virus West Nile in una donna di 85 anni residente nel Lazio.
La paziente, in vacanza fuori dalla Toscana, è giunta al pronto soccorso con febbre e sintomi neurologici, che hanno reso necessario il ricovero e l’immediata esecuzione di accertamenti diagnostici.
Gli esami hanno evidenziato la presenza del virus, contratto nella sua zona di residenza. Le condizioni dell’anziana sono stabili e i medici assicurano che non vi è alcun pericolo per la cittadinanza.
Il West Nile è trasmesso dalle punture di zanzare infette, con gli uccelli come principali serbatoi naturali. Nell’80% dei casi l’infezione decorre senza sintomi, mentre nel 20% può provocare disturbi lievi. Solo nell’1% dei contagi si registrano complicazioni neurologiche gravi, come meningiti o encefaliti. La trasmissione diretta tra persone è estremamente rara e avviene solo in situazioni particolari, come gravidanza, trasfusioni o trapianti.
Le autorità sanitarie invitano a non creare allarmismi, ricordando che il caso è stato contratto fuori dal territorio toscano e che non risultano altri contagi nella zona.
La febbre West Nile è causata dal virus West Nile, diffuso in vari continenti e trasmesso principalmente dalle punture di zanzare (specie Culex) che hanno come serbatoi gli uccelli selvatici. La trasmissione tra persone è rarissima e avviene solo in casi particolari. L’incubazione dura 2-14 giorni (fino a 21 nei soggetti immunodepressi). La maggior parte degli infetti è asintomatica; nel 20% compaiono sintomi lievi come febbre, mal di testa e sfoghi cutanei, mentre meno dell’1% sviluppa gravi complicanze neurologiche, talvolta letali. La diagnosi si effettua tramite test di laboratorio (IgM, PCR). Non esistono vaccini né terapie specifiche: la prevenzione si basa sulla protezione dalle punture di zanzare e sull’eliminazione dei ristagni d’acqua. I casi gravi richiedono ricovero e cure di supporto.
