
Il volo non era previsto il piccolo aereo da turismo non aveva dato nessuna comunicazione del suo decollo, sette persone persero ed insieme a loro l’incolpevole il pilota Toscano.
Scarpelli che molti chiamavo amichevolmente “scarpa” aveva 53 anni era sposato ed aveva due figli, una vita spezzata a causa di uno scontro tra l’elicottero che stava guidando ed un aereo da turismo. L’uomo da tempo viveva a Firenze.
E’ stato un evidente fattore umano a causare l’incidente: il velivolo francese stava compiendo un “volo fantasma” sul ghiacciaio italiano. Lo scrive il gup di Aosta nella sentenza con cui lo scorso 29 gennaio ha condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione Philippe Michel, il francese di 65 anni, pilota e istruttore di volo, accusato della tragedia del Rutor, dove il 25 gennaio 2019 erano morte sette persone nello scontro tra un aereo da turismo partito da Megève (Francia) e un elicottero dell’eliski con base a Courmayeur (Aosta).
Per il giudice la presenza dell’aereo su cui si trovava Michel era “inattesa e imprevedibile” e “avvenuta in totale spregio – come riporta il giudice – delle normative internazionali, nazionali e regionali che regolano il volo e, nello specifico, limitano fortemente la possibilità di avvicinarsi all’area e di compiervi atterraggi e ripartenze”. Per il pilota toscano Maurizio Scarpelli, morto nello scontro, non può “essere onestamente mosso alcun appunto”. lo riporta Ansa Toscana.
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