TOSCANA. Il centro antiviolenza Aiutodonna di Pistoia nel 2020 ha osservato una forte diminuzione delle chiamate nel periodo vero e proprio del lockdown, ma un aumento rilevante nei mesi successivi, soprattutto per quanto riguarda le aree di Pistoia e Pisa.
“Ciò potrebbe significare – spiegano – che nei mesi di chiusura le donne hanno avuto difficoltà a chiedere aiuto ma lo hanno fatto appena ne hanno avuto di nuovo la possibilità”. I dati a fine ottobre dimostrano un trend delle chiamate al centralino in costante crescita: dalle 52 chiamate del 2010, si è passati alle 105 del 2019 e nel 2020 da gennaio a ottobre sono già a 94.
“Occorre continuare a investire sulla cultura e sull’informazione, ancora così profondamente permeate di pregiudizi e di stereotipi che nascondono e non rappresentano in modo adeguato la violenza contro le donne nella sua reale drammaticità” – afferma Anna Maria Celesti, presidente della Società della salute pistoiese. Inoltre un video, realizzato dalle operatrici del centro antiviolenza Aiutodonna della Società della salute pistoiese, sarà diffuso nelle scuole di secondo grado di Pistoia oggi, 25 novembre. “Un anno terribile per le donne” – lo hanno definito così il 2020 Giovanna Zitiello, coordinatrice del centro antiviolenza della Casa della Donna, e Francesca Pidone, coordinatrice del Telefono Donna di Pisa. “Nel 2020 abbiamo registrato un aumento senza precedenti delle telefonate al centro antiviolenza” – hanno spiegato.
Dal 1 gennaio al 15 novembre il Telefono Donna ha ricevuto 1.296 telefonate, un record rispetto al 2019 (1.149) e agli anni precedenti. L’aumento delle chiamate è stato registrato soprattutto con l’inizio dell’emergenza coronavirus, in particolare dalla fine del lockdown di primavera, con un picco tra giugno e luglio. 409 sono le donne che hanno chiesto aiuto, mai un numero così alto. Se consideriamo che è poco più di un anno che, in Italia, ha fatto il suo ingresso nell’ordinamento penale il codice rosso con l’obiettivo di prevenire il Femminicidio e proteggere le vittime, arriviamo facilmente a una triste conclusione, ovvero che ai carnefici non spaventa la pena, quanto l’odio.