PISA. Michele Vestri ha intervistato per Radio Cuore il professor Francesco Menichetti dell’azienda ospedaliera universitaria pisana, nonché direttore dell’unità operativa Malattie infettive.
Noi di VTrend.it riportiamo in esclusiva i passi di questa interessante intervista, che vede il tema del vaccino e della nuova variante come fulcro della discussione.
La domanda che sorge spontanea è se mai questo vaccino riuscirà a mettere una pezza anche su questa variante del virus individuata. “L’auspicio è positivo, perché il vaccino induce tutta una serie di anticorpi neutralizzanti e contro diversi epitofi anticorpali del virus, quindi si spera che anche queste mutazioni, che nella variante inglese sono 17, non compromettano l’efficacia della politica vaccinale. – afferma Menichetti – Questa variante inglese è sicuramente una variante che infetta meglio e di più, ha una maggiore carica virale e rappresenta una sfida nella sfida. Quello che dobbiamo fare, reagendo coi nostri laboratori, è tracciare i genomi virali, e quindi non solo fare tamponi. Se non sorvegliamo i genomi virali non ci accorgiamo delle mutazioni e non possiamo dunque reagire.”
Per quanto concerne le modalità di azione a livello di vaccino di fronte a questa variante, Menichetti è abbastanza deciso e rassicurante: “Le tecnologie moderne ci hanno permesso con i vaccini a RRN la preparazione in meno di un anno, quindi ci mettono in condizioni di modificarli rapidamente qualora ce ne fosse la necessità. Il nostro atteggiamento deve ovviamente essere pro-attivo e vigile, in modo da anticipare le mosse del virus. In questo anno, purtroppo, siamo stati in affanno, ma le qualità per giocare di anticipo ce le abbiamo” – assicura. Sul connubio tra politica e ricerca, il professore sostiene che la seconda debba essere indipendente ma sicuramente ben finanziata e supportata da chi ci governa. “La ricerca è la testa pensante e forza trainante del nostro paese, soprattutto in quello sanitario. Il nostro invito alla Regione Toscana, ma anche a tutto il paese, è di ridare la dignità che merita alla ricerca e ai ricercatori, sostenerla, rispettarla e non farne uno strumento di governo.”
Per quanto riguarda il vaccino, si ricorda come chi ha già contratto la malattia sarà l’ultimo a potersi vaccinare, mentre i primi saranno i soggetti più deboli, anziani e personale sanitario. “Chi ha avuto il Covid in forma asintomatica o paucisintomatica, la risposta anticorpale prodotta è debole. La forte risposta anticorpale è sviluppata in ospedale e quindi chi ha contratto il Covid in forma grave. Dunque dopo 3 mesi, i primi casi non hanno più anticorpi e sono soggetti esposti ad una nuova infezione. Ecco perchè è importante vaccinarsi.” Ma quanto può durare questa protezione? “Non lo sappiamo, non è possibile dare una risposta definitiva, si spera da alcuni mesi ad uno, massimo 2 anni. La speranza è di poter vaccinare adesso 42 milioni di italiani per ricevere l’immunità di gregge, ma è una sfida titanica. Forse a fine primavera/estate, se ci sarà l’adesione che si spera, si potranno dire raggiunti questi obiettivi. Fino ad allora occorrerà dunque comportarsi bene, seguendo le canoniche regole. Affidiamoci a buon senso e prudenza” – afferma Menichetti, informandoci di essersi anche lui messo in coda come tutti e di aver presentato domanda per poter effettuare il vaccino già dal prossimo 27 dicembre.
L.C.
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