A Pisa il dibattito sul nuovo stadio non perde quota, tra rilievi ambientali e nodi amministrativi. Anche il club attende sviluppi concreti.
La vicenda legata al futuro dell’Arena Garibaldi, stadio del Pisa, ha ripreso vigore dopo la recente seduta della prima commissione consiliare e la decisione del Tar toscano sulla variante urbanistica. Il nodo stadio torna così al centro del dibattito (leggi qui) cittadino.
L’associazione La Città Ecologica rilancia le proprie perplessità chiedendo al Comune di riconsiderare un progetto ritenuto fragile nei presupposti. In molti sottolineano che la pronuncia dei giudici rappresenta un segnale pesante e pone interrogativi sulla solidità procedurale del percorso amministrativo.
Nel frattempo anche la società nerazzurra osserva con attenzione lo sviluppo degli eventi per la riqualificazione dell’impianto. Il clima resta di incertezza e il confronto politico promette altri capitoli: il futuro dell’Arena Garibaldi continua ad essere un punto interrogativo.
Il comunicato ufficiale de La Città Ecologica: «La sentenza svuota la previsione di ampliamento a 16.500 posti e di introduzione di nuove superfici commerciali per 5.160 metri quadrati. Sono ammessi soltanto interventi di adeguamento dell’impianto, comunque subordinati al rispetto delle disposizioni vigenti. Su questo, il Comune è fuori regola, perché gli ampliamenti fatti non hanno previsto standard.
Il Comune deve trarre una lezione dalla cocente sconfitta patita per iniziativa di un gruppo di cittadini e di una associazione ambientalista. Lo stadio può essere realizzato in area almeno in parte già consumata a Ospedaletto, raggiungibile con piste ciclabili e attraverso la linea ferroviaria Pisa-Collesalvetti-Vada, ancora in esercizio per i merci, utilizzabile come tranvia urbana, in modo da ridurre la necessità di parcheggi. Nello spazio di Porta a Lucca, al posto dello stadio deve per noi realizzarsi un grande parco urbano verde.
La valutazione svolta da Avalon Real Estate di 4,29 milioni di euro, non ha più nessun valore. Essa si basa infatti sulle previsioni contenute nella variante, dalla potenzialità edificatoria commerciale alla monetizzazione degli standard. La variante non esiste più. Quindi non ci sono né scorciatoie, né scappatoie alla sentenza del Tar: altro che ininfluente. Il Comune piuttosto tragga insegnamento da essa e non ripeta lo stesso errore: voler ampliare lo stadio e introdurre estese superfici commerciali in un luogo che fisicamente non può ospitarle».
A cura di Matteo Casini






