PONTEDERA. A perdere la vita è Mario Marianelli, vicesindaco al tempo dell’alluvione in città.
Se ne è andato a 90 anni, Mario Marianelli, un pezzo della città. L’altra sera, a causa di un malore, è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Lotti di Pontedera. Poco dopo, non ce l’ha fatta. Con Giacomo Maccheroni (sindaco), si sono trovati in prima linea a gestire l’alluvione del fiume Arno a Pontedera nel 1966. Fu un punto di riferimento del comunismo in tutta la Valdera e in provincia.
La salma è esposta da ieri alla Cappella della Misericordia. Non avrà luogo il rito funebre, ma domani sarà organizzato un saluto da parte delle autorità cittadine in memoria di un punto di riferimento in Valdera e in provincia. Successivamente, sarà avviata la cremazione dei resti.
Queste le parole di Riccardo Minuti: “E’ una giornata tristissima, ci ha lasciato Mario Marianelli, forse la figura più popolare della Pontedera politica dal dopoguerra ad oggi. Non tanto per i vertici raggiunti (altri sono saliti più in alto), ma per il suo saper stare tra la gente della sua città ed esserne amato, apprezzato e stimato. Per averne saputo condividere i sentimenti, gli stati d’animo, le pulsioni. Un uomo con la pontaderesità impressa nel suo dna. Nella città dei cento mestieri, tanti Mario ne ha provati sul campo: pastaio, funaio a girare la ruota, barbiere, sarto, fornaio, facchino, barrocciaio. Tutti conoscevano il Mario proteso per i suoi ideali, senza vizi né vezzi. Con uno stile di vita parco e modesto. Sempre a bordo di una utilitaria ammaccata e vetusta. Nulla di proprio. Per dimora un alloggio popolare in affitto. Niente lussi, né ferie, né viaggi. Il suo massimo di trasgressione, un bicchiere di vino ed una schitarrata in compagnia degli amici, le bionde HB sempre a portata di mano, un breve sonnellino non appena pranzato”. Entrò nella fabbrica della città, La Piaggio, ma da giovanissimo operaio con le idee chiare, venne espulso dallo stabilimento per motivi politici.
Continua con le sue parole Riccardo Minuti: “Intanto però un altro nemico, con un nome che incute terrore, in modo ripetuto e insistente si insinua ad aggredire il suo corpo: il cancro. Mario, fortificato e corazzato anche dalla sua vita in trincea, riprende le armi e senza piangersi addosso, si dispone alla sfida con la medesima grinta e lo stesso coraggio fino a sconfiggerlo. Anche se purtroppo il prezzo che paga è molto elevato, perché il cancro gli ha strappato e sottratto la voce.
Ecco, quando penso a Mario, per una spontanea associazione d’idee, mi viene in mente la quercia. Simbolo di forza, coraggio, dignità e perseveranza. La grande quercia, fonte di vita e di storia.
Del suo distributore di benzina lungo la Tosco-Romagnola aperto nel 1978 ne fece luogo di confronto vivace, senza dogmi, improntato ad un libero arbitrio.
Ciao caro Mario, con te se ne va uno degli ultimi testimoni e cantori della vecchia Pontedera, se ne va un fervente protagonista della storia di questa città, un amico e una persona speciale. È stato un privilegio esserti amico e condividere con te lunghi tratti. Un caloroso abbraccio alla tua cara moglie Verena e ai tuoi figli Vladimiro e Iuri“.