Protagonista di una ”Metamorfosi”, titolo del suo nuovo album, Noemi si è raccontata in un’intervista a Michele Vestri: l’emozione di esibirsi sul palco dell’Ariston, i cambiamenti che ha vissuto, e il brano in gara, “Glicine”.
C’è stata una bella trasformazione mi vuoi parlare un po’ di questo.
Volentieri. Nella vita capita no di trovarsi in dei momenti dove magari ti senti un po’ scarico, hai bisogno di rimetterti a fuoco, hai bisogno di nuovi spunti. Io mi sono accorta che vivevo questo momento e allora ho molto lavorato su di me, su quello che volevano essere i miei obiettivi, ho cercato di guardare in faccia le cose che non mi piacevano, che volevo cambiare di me, che volevo migliorare. Mi sono messa alla prova e questo l’ho fatto umanamente. E poi devo dire che il periodo che abbiamo vissuto di reclusione forzata ci ha obbligato a riflettere, io sono invece abbastanza impetuosa e poi questo l’ho riversata anche nella musica. Sono uscita dal mio guscio, sono entrata in contatto con un tipo di musica che ascoltavo però con cui non avevo mai collaborato: quella dell’underground con nuovi cantautori e producer. Dario Faini, che è un amico di vecchia data, in questo di disco mi ha dato anche una grande mano per capire quali potevano essere nuove sonorità ed è stato bellissimo perché anche a livello vocale mi sono riscoperta con dei suoni nuovi. Sempre con la mia voce, perché voglio dire che io sono io, non è che posso e non voglio neanche stravolgermi però ho voluto insomma fare questo salto in avanti verso il potermi raccontare sotto delle angolazioni diverse con degli spunti diversi.
Tutti parlano di questa appunto metamorfosi che hai avuto, ma ti aspettavi un impatto mediatico così importante che ti sta coinvolgendo tuttora?
Caspita ci sono rimasta tantissimo e sono contenta perché in realtà spero di poter essere uno spunto per magari tante altre persone, perché veramente il messaggio fondamentale che voglio mandare è che vai bene se vai bene a te, cioè nel senso magra o burrosa, single o sposata, l’importante è essere felici con sé stessi. Nel mio percorso c’è stato un recupero di una fisicità un pochettino più leggera, però fondamentalmente parte tutto dalla testa e quindi la vera felicità è dentro di noi e poi tutto viene colpito come un effetto domino. Mi piacerebbe fosse questo il messaggio da lanciare.
Tanti giovani si sono spostati sulla piattaforma di Raiplay e stanno seguendo Sanremo da lì, come giudichi questo aspetto?
Ma io penso che sia la normale evoluzione di quella che è la fruizione del Festival. Sono contenta che ci siano dei giovani che credo servano assolutamente a prescindere dal media che scelgono. Raiplay è una piattaforma giovane, dinamica, e che regala un sacco di emozioni, per loro è quella più giusta. Va benissimo così.
Che effetto ti ha fatto mettere piede e cantare sul palco dell’Ariston, trovandoti però davanti a una platea vuota?
È stato abbastanza strano, però secondo me, diciamolo, la cosa più evidente è che il Festival di Sanremo sta seguendo veramente delle regole rigidissime, perché non bisogna rinunciare al sogno, però è importante che il virus non circoli. È stato complicato, però io ho scelto una poltrona come faccio sempre, in realtà un tecnico, a cui ho cantato tutta la canzone dall’inizio alla fine nella speranza insomma che arrivasse la stessa energia anche a casa.
Parlami un po’ del tuo brano in gara, “Glicine”.
Glicine è una canzone che rappresenta tantissimo il mio disco ed è un pezzo che qui di primo acchito parla di un amore nato e finito. Però fondamentalmente parla della nascita di una nuova energia e della possibilità dopo un momento di buio di poter diventare più forti e di poter ripartire. Io che ho vissuto questo momento di crisi mi ritrovo molto in questa persona che viene raccontata nella canzone, c’è una frase nel bridge che dice “Tu cosa dirai vedendomi arrivare/ Quando ti raggiungerò” secondo me questo raggiungerti non è un raggiungerti fisico, ma può essere, ognuno la legga come vuole, io però quando la canto mi sembra di cantare un raggiungerti di consapevolezza, di diventare finalmente forti come gli altri, consapevole come gli altri. L’immagine del glicine è meravigliosa per raccontare questa cosa perché il glicine ha delle radici che vanno per km e poi c’è la contraddizione di questa fioritura meravigliosamente fragile che è questa fragilità di questo sentimento che viene raccontato.
Di Irama cosa possiamo dire?
Ti dico la verità, io l’ho dovuto sostituire (il cantautore carrarino non si è esibito dal vivo a causa di un caso Covid nel suo staff, è stata mandata in onda la sua esibizione tramite video preregistrato, ndr.) e prima di salire sul palco l’ho pensato perché mi dispiaceva un sacco per lui perché so quanto si lavora per essere lì. Sono contenta del risultato visto che è in altissimo della classifica e quindi daje, daje forte!
© RIPRODUZIONE RISERVATA