COVID-19. Al termine della Conferenza delle Regioni, tenutasi nella giornata di ieri, i governatori chiedono una modifica a quelli che sono i 21 indicatori che vanno definendo le fasce a rischio per ogni Regione e relative restrizioni anti Covid.
In particolare, la classificazione per colori non è piaciuta affatto a chi governa e tra questi troviamo anche il nostro presidente, Eugenio Giani, che si è detto contrario all’attribuzione della zona rossa alla Toscana (vedi QUI).
“C’è la necessità di rivedere in un’ottica di semplificazione i parametri che sono stati elaborati nella prima fase della pandemia procedendo ad un aggiornamento delle indicazioni sull’utilizzo dei test rapidi antigenici e del test di biologia molecolare e alla modifica degli indicatori per il monitoraggio ai fini della classificazione” – ha detto il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti.
“Abbiamo già elaborato alcune proposte e siamo pronti – ha aggiunto Toti – ad un confronto con il Governo, con la partecipazione del Comitato tecnico scientifico, l’Istituto Superiore di Sanità e la Cabina di regia per il monitoraggio del rischio sanitario, così da poter verificare e approfondire congiuntamente l’adeguatezza dell’attuale sistema di verifica degli indicatori di contagio, e per la qualificazione dei parametri utilizzati e la verifica dell’iter di assunzione delle decisioni finali in merito alla classificazione dei territori. Bisogna dunque semplificare i parametri di valutazione e, in questa fase dell’epidemia che interessa tutte le Regioni, è quanto mai opportuno che Governo e Regioni compiano un ulteriore sforzo collaborativo, anche per comunicare correttamente ai cittadini – ha concluso Toti – le misure restrittive che debbono essere assunte con grande e comune senso di responsabilità”.
La proposta delle Regioni è quella di utilizzare solo 5 indicatori al posto degli attuali 21 indicatori: percentuale di tamponi positivi, esclusi quelli effettuati solo per controllo; Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata dell’iss; tasso di occupazione di posti letto di terapia intensiva per pazienti Covid e di posti letto totali riservati ai pazienti Covid; risorse per garantire il tracciamento dei contatti dei positivi e la loro quarantena; tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicato al tracciamento dei contatti in ciascun servizio territoriale.
Una modifica degli indicatori potrebbe avvenire, come ha confermato anche Massimo Antonelli, direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma e componente del Comitato tecnico-scientifico (Cts): “I 21 parametri probabilmente verranno rivisti, anche perché il peso dei diversi parametri è differente e allora nel loro riordino alcuni saranno messi in maggior luce e guideranno maggiormente rispetto ad altri, sostanzialmente per esemplificare e adattarsi alla realtà epidemiologica attuale” – ha detto in un’intervista a Timeline, su SkyTg24.
Probabilmente ciò avverrà, sebbene il processo sia un po’ articolato. Per quanto invece riguarda un cambio di colore delle Regioni, verso una fascia di rischio più bassa, si dovrà aspettare ancora: “Per poter pesare i risultati delle misure prese bisogna attendere un tempo che va dalle due alle tre settimane. Questo tempo, relativamente alle misure più restrittive, non è trascorso. Si sono visti dei segnali: in alcune regioni l’Rt è diminuito un po’ e alcuni parametri sono un po’ più incoraggianti. Ma saltare a conclusioni per le quali grazie a questi risultati preliminari e limitati si possa tornare a una revisione delle misure adottate finora mi sembra un po’ presto” – ha affermato.
Tuttavia a questa decisione il Governo non sembra favorevole e boccerebbe già l’idea. “Il dialogo con le Regioni è sempre aperto. Ma i 21 parametri indicano l’indice di rischio insieme all’Rt e determinano quali misure attuare sui territori” – ha concluso il ministro della Salute Speranza. Il conflitto resta, almeno per ora.
L.C.