Nel Battistero della Parrocchia di Ponsacco è stato inaugurato il presepe alternativo ideato da don Armando Zappolini. L’installazione, realizzata con Caritas e i giovani animatori, invita a riflettere su pace, riarmo e sulla presenza militare nel territorio.
PONSACCO – Nel Battistero della Parrocchia di Ponsacco, è stato inaugurato il presepe alternativo ideato da don Armando Zappolini. L’installazione propone un messaggio di riflessione per il Natale 2025, rappresentando un Gesù Bambino sotto le macerie delle guerre del mondo, in una mangiatoia tappezzata dalle foto di un bambino di Gaza che piange sotto i bombardamenti. Il presepe è stato realizzato con la collaborazione dei volontari di Caritas Ponsacco e dei giovani del gruppo animatori.
Abbandonare il riarmo
Il presepe invita a riflettere sul tema del riarmo, sottolineando, in una prima didascalia a corredo, come la corsa agli armamenti non favorisca la pace. «Ci sentiamo dire che è per la nostra sicurezza, ma la sicurezza non può essere la panacea per legittimare gli interessi dell’industria militare», si legge nella prima pagina.
Nel documento, Zappolini e i volontari continuano spiegando che la spesa militare italiana nel 2025-2026 sarà in aumento, tra i 31 e i 34 miliardi di euro, con oltre 13 miliardi destinati solo agli armamenti. Secondo i Vescovi italiani, la difesa non deve diventare occasione per contribuire al riarmo globale, che distoglie risorse dalla costruzione di «un mondo abitabile, libero dalla fame e orientato a uno sviluppo umano».
Gli stessi si appellano inoltre alle parole di Papa Francesco: «davanti al conflitto possiamo stare a guardare, andare avanti come se nulla fosse e lavarcene le mani oppure possiamo trasformarlo in un processo nuovo: un processo di pace». Don Armando sottolinea infatti che sia necessario «disarmare i nostri paesi, le nostre comunità, le nostre menti, i nostri cuori», senza mai disarmare le coscienze, e costruire una politica di pace guidata dalla logica democratica e dal bene comune.
La guerra in casa nostra
Un secondo focus dell’installazione riguarda la presenza militare in Toscana: «Diverse basi di interesse USA e NATO, come Camp Darby vicino a Pisa e l’Army Active a Livorno, rendono il territorio parte di un’economia di guerra». Zappolini e i volontari fanno riferimento ai recenti progetti che prevedono la costruzione di una nuova mega base militare tra il parco di San Rossore e la Tenuta Isabella a Gello di Pontedera, con piste di addestramento e poligoni di tiro a cielo aperto.
Don Armando evidenzia tuttavia che «una base militare non porta benefici alla società civile, se non a chi ricava profitto dalle armi. Per il territorio ci sono solo svantaggi ambientali e acustici, a discapito della salute e della bellezza locale». Anche quando le basi sono presentate come innocue, «la guerra ce l’abbiamo in casa», e la militarizzazione condizionerà il presente e il futuro dei cittadini. Le didascalie concludono ricordando che le armi possono «uccidere anche un territorio», e che la pace richiede consapevolezza e impegno attivo da parte di tutti.





