PONTEDERA. Volontari accompagnano gli ospiti della RSA Leoncini a fare colazione in centro, tra sorrisi, socialità e momenti di gioia.

Sabato scorso, il centro di Pontedera si è animato di sorrisi, chiacchiere e profumo di brioche. I volontari di AVO Pontedera hanno accompagnato gli ospiti della RSA Leoncini a fare colazione in città, offrendo loro un momento di socialità e normalità al di fuori della struttura. VTrend.it ha contattato Genny Sollazzi, presidente di AVO Pontedera, per capire il valore di queste iniziative.
Come è nata l’idea di questa colazione in centro?
«Il nostro avvicinamento alla RSA Leoncini risale ai tempi del Covid», racconta Sollazzi. «Non potevamo entrare in ospedale, ma avevamo tanta voglia di fare del bene. La nostra energia si è unita a quella di Cinzia Buggiani, animatrice straordinaria della RSA, che ha sempre cercato di garantire agli ospiti spazi d’aria e la possibilità di mantenere abitudini simili a quelle precedenti l’ingresso in struttura. Nella scelta dei luoghi, abbiamo indagato sui posti frequentati dagli anziani quando vivevano ancora in famiglia. L’idea è offrire loro una finestra sul mondo, tanta aria e la sensazione di non sentirsi esclusi o prigionieri».
Qual è stato l’obiettivo principale di questa mattinata?
«Mostrare agli ospiti che la vita va avanti anche in RSA, solo in modo diverso», spiega Sollazzi. «Non sono mai soli. Le presenze intorno a loro non sono solo apparenti: soddisfano bisogni non solo materiali e sanitari, ma anche psicologici e profondamente umani».
Come hanno reagito gli ospiti della RSA?
«È stato bellissimo vederli così contenti ed emozionati», racconta il presidente. «È come se andassero in gita. Il cibo ha un grande valore: mangiare brioche appena sfornate e bere un cappuccino in un normale bar li fa sentire “normali” nonni in compagnia. Salutano bambini, accarezzano cani e, spesso, si aggiungono anche i parenti. Sono mattine di gioia, tra risate, canzoni inventate e ricordi condivisi. Ricordo Michele, che fino all’ultimo era broncio per la colazione troppo piccola… poi sul pulmino verso il bar ha esclamato: “Ma vaffa al biscotto e viva il cornetto!”».
Che effetto le ha fatto vedere due volontarie storiche partecipare all’iniziativa?
«AVO Pontedera esiste dal 1987 e siamo vicini ai quarant’anni. Vedere due nostre volontarie storiche tra gli ospiti è stato emozionante. Sono loro che hanno cresciuto i nostri tutor e insegnato il valore del dono per pura solidarietà. Il bene è contagioso: loro hanno seminato bene e ora raccolgono i frutti insieme a noi».
Quanto è importante la memoria all’interno di un’associazione come l’AVO?
«La memoria è fondamentale», afferma Sollazzi. «Ogni volontario lascia una traccia, anche silenziosa. Ricordiamo con affetto figure come Augusto Stefanini, due volte presidente di AVO Pontedera, che ha saputo coinvolgere e far crescere l’associazione numericamente. Più siamo, più possiamo fare per gli altri».
Che messaggio darebbe a chi pensa di avvicinarsi al volontariato?
«Quando sono diventata volontaria, non immaginavo quanto avrei ricevuto», confessa. «Il volontariato offre occasioni di riflessione e crescita umana che la vita quotidiana non dà. La presenza in ospedale o in RSA aiuta chi è lontano dalla propria casa e dagli affetti, e dà a noi volontari un’opportunità unica di empatia. Il corso di formazione è breve, cinque serate da massimo due ore, e ogni volontario sceglie i turni in base alla propria disponibilità. Non servono competenze infermieristiche: è un servizio totalmente gratuito. Il volontariato è un’opportunità di crescita personale, di apertura verso gli altri, e davvero contagioso».
Pontedera, sabato scorso, ha così visto un centro città trasformarsi in uno spazio di socialità e calore umano grazie a volontari AVO che, con gesti semplici come una colazione insieme, ricordano a tutti che l’attenzione, la cura e la vicinanza non hanno età.