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Pisa, zona rossa Stazione: «Utile ma non risolutiva, serve piano strategico su tessuto sociale»

16:30

La situazione in zona stazione a Pisa continua a destare preoccupazione tra residenti e commercianti.

Nonostante le misure di sicurezza introdotte, come la cosiddetta “zona rossa”, il quartiere mostra segnali di involuzione economica e sociale che vanno oltre il controllo della polizia e della sicurezza pubblica, secondo quanto riferisce Alberto Bozzi, vice-presidente del Comitato Stazione di Pisa, a VTrend.it

«È una situazione problematica, che esige interventi di carattere amministrativo, non si può pensare di generare sicurezza solo con le forze dell’ordine.» spiega Bozzi, che risiede anche nel quartiere. «Peraltro, rispetto a marzo, l’impressione è che la zona rossa sia stata portata avanti in maniera meno decisa. A marzo si vedevano più interventi mirati, anche nei riguardi di eventuali infrazioni commesse dalle attività economiche, e questo lasciava avvertire un controllo del territorio maggiormente stringente ed efficace. Il problema principale, in ogni caso, è il tessuto sociale, che sta cambiando radicalmente.»

Secondo Bozzi, il cambiamento demografico della zona è infatti evidente: i residenti stanziali si sono ridotti drasticamente. «Siamo in mano al mercato degli affitti brevi. I residenti con un progetto di vita qui non ci sono più. Abbiamo sempre più affittacamere e B&B, fondi commerciali trasformati in magazzini e sempre meno negozi al dettaglio utili per la cittadinanza. Anche un residente che volesse fare la spesa per le necessità quotidiane non ha praticamente più possibilità di farlo in questa zona.» continua.

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I problemi infrastrutturali peggiorerebbero poi la situazione: secondo Bozzi, i parcheggi scarseggiano, soprattutto per i residenti e varrebbe la pena pensare a una ztl o a provvedimenti similari. Le abitazioni destinate al turismo generano un significativo sovraccarico di veicoli. «Ogni appartamento ospita anche 12 persone, con gruppi diversi di ospiti. Ci sono poi pendolari e artigiani che lasciano la macchina nelle ore serali per riprenderla il mattino dopo. C’è chi viene a prendere i servizi che offre la città e non trova di meglio che parcheggiare qui — dalle 20 alle 8 si può farlo senza ticket — e non bisogna poi dimenticare i tanti mezzi al servizio dei fondi commerciali/magazzini che insistono su queste strade. Questo è il contesto in cui si muove la sicurezza.»

Uno degli aspetti più gravi della zona èlo spaccio di droga. «Capita spesso di vedere persone e auto che arrivano per approvvigionarsi di droga.» racconta Bozzi. «Questo significa che la situazione è nota anche fuori Pisa. La zona rossa è indispensabile, ma da sola non basta. Serve un impegno strutturale per migliorare il tessuto sociale ed economico del quartiere. E il primo obiettivo — sia chiaro — dovrebbe essere quello di riportarvi residenti stanziali e con un progetto di vita qui».

Le dinamiche dello spaccio sarebbero preoccupanti. «Si tratta di un fenomeno radicato, dove chi spaccia conosce bene dove e come farlo. Ci sono senz’altro anche appartamenti che vengono usati come punto di riferimento o base per attività illegali. La gente passa, compra, riparte: è un flusso continuo e la percezione di sicurezza tra i residenti non migliora minimamente.»

Quartiere Stazione a Pisa, prorogata la zona rossa

 

 

Il commercio tradizionale, secondo Bozzi, è in crisi e lo stesso invoca un piano del commercio, sul modello di Firenze, dove è partito lo scorso 6 giugno. «Abbiamo appartamenti trasformati in B&B con 12 posti letto e nessun aumento di oneri comunali e condominiali. Questo genera un consumo di servizi e spese per mantenerli senz’altro superiori a quelli di una famiglia normale. La legge regionale toscana 61/2024 dà ai Comuni il potere di regolare queste attività, ma nessuno se ne interessa e non viene applicata. Così il tessuto sociale si degrada, mentre la speculazione prospera» afferma.

Il risultato è una città senza residenti stanziali, secondo Bozzi. «Il primo obiettivo dovrebbe essere quello di riportare in città residenti stanziali con un progetto di vita qui, e invece accade esattamente l’opposto. I residenti vengono progressivamente spinti ad andarsene, gli studenti non trovano stanze, gli immobili hanno rendite catastali altissime e gli affitti concordati non garantiscono la rendita ai proprietari. Tutto questo alimenta speculazione e degrado» continua il vice-presidente.

Il problema non riguarda solo l’economia: «La microcriminalità e il degrado urbano si intrecciano. Spacciatori e turismo breve si sovrappongono in un contesto su cui le istituzioni locali non esercitano un reale controllo. Gli interventi temporanei come la zona rossa servono, ma non sono la soluzione definitiva. Serve una politica urbanistica, sociale e volta alla residenzialità che riporti equilibrio.»

Bozzi richiama dunque all’azione per sistemare le cose. «Chi governa dovrebbe assumere atti di indirizzo volti a migliorare un tessuto sociale che si sta degradando ogni giorno di più. La zona rossa serve come contenimento, ma senza un piano strategico su commercio, turismo breve e residenzialità, il quartiere arriverà al marciume totale» conclude. «Servono regole precise, controllo sul commercio e sulla ricettività, e politiche che favoriscano i residenti veri. Altrimenti questa zona continuerà a degradarsi.».

©Riproduzione Riservata

 

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