L’Osservatorio Confcommercio segnala un calo del 20% nel commercio al dettaglio dal 2012. Il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Pieragnoli: “Servono interventi urgenti per salvare negozi e periferie”.
Pisa, 21 marzo 2025 – Sono 254 i negozi al dettaglio chiusi a Pisa negli ultimi 12
anni, il 20% in meno rispetto al 2012, con una media di 22 attività perse ogni anno,
mentre la flessione è più contenuta per quanto riguarda le attività del centro storico,
che segna 18 attività in meno dal 2012. Confermato il calo delle attività ambulanti (-16% dal 2012 al 2024), soffre la media e grande distribuzione (- 50%), insieme a negozi di tessili, prodotti per la casa e ferramenta (- 41%), mentre sono quasi raddoppiati gli alberghi e servizi di alloggio (+ 88%), pur con marcate differenza tra alberghi (che si mantengono stabili) e altre forme di alloggio, come case per vacanze, bed and breakfast e residence. Tiene la ristorazione, che vede il 10% delle attività in più rispetto al 2012, mentre soffrono i bar, calati del 22% sull’intero territorio comunale negli ultimi 10 anni.
È quanto emerge dalla decima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa delle città italiane realizzato a livello nazionale da Confcommercio con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne, che ha fornito i dati sui quali si è sviluppato lo studio.
“Questi numeri ci mostrano purtroppo come la desertificazione commerciale stia
continuando implacabilmente a rappresentare un elemento di depauperamento economico e sociale dei centri urbani” afferma il direttore generale di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli. “Un fenomeno che va assolutamente contrastato, anche con progetti di riqualificazione urbana che consentano di mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività. Ovviamente la sola riqualificazione non può essere sufficiente se non accompagnata da concrete politiche di sostegno e valorizzazione dei negozi, con particolare attenzione ai negozi storici.
Parliamo di interventi puntuali e ormai non più rinviabili che possano garantire la sostenibilità economica delle attività, come deducibilità sui costi di affitto, abbattimento delle aliquote fiscali, drastica riduzione delle imposte locali, come Imu, Tari, Cosap, oltre a incentivi per le nuove aperture e sgravi per quelle esistenti, sostegni per l’imprenditoria giovanile e le imprese femminili.
“I negozi di vicinato rappresentano un patrimonio economico, culturale e di relazioni inestimabile. Non svolgono solamente un’attività commerciale, ma anche un fondamentale presidio di socialità per le nostre strade e le nostre piazze. Stiamo parlando di realtà che non possono prescindere da significativi aiuti economici e da una seria e fattiva politica di sgravi e incentivi”.
“Pisa conferma che le maggiori criticità si registrano soprattutto in periferia, mentre almeno quantitativamente il centro storico tiene, anche se complessivamente la riduzione del commercio al dettaglio segna un arretramento del 20% rispetto al 2012, con un -19% dei negozi tradizionali. A risollevare le sorti si conferma il comparto turistico e dell’accoglienza, con tendenze in crescita di lungo corso, anche se il comparto dei bar mostra una progressiva flessione. Senza aiuti e sostegni concreti, le insegne delle nostre città sono destinate a spegnersi definitivamente”.