Tina, dipendente Pam Panorama con 36 anni di servizio, sospesa dopo un test ‘carrello’: il video su Filcams CGIL Pisa.
Un nuovo caso disciplinare scuote Pam Panorama e riapre il dibattito sulle pratiche di controllo dei dipendenti. A Fornacette, in provincia di Pisa, una cassiera con 36 anni di servizio è stata sospesa per dieci giorni senza stipendio dopo non aver individuato un prodotto nascosto durante un “test carrello”, una simulazione interna volta a verificare l’attenzione delle addette alle casse.
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La decisione, tra le più severe prima del licenziamento, ha suscitato la dura reazione del sindacato Filcams CGIL Pisa, che denuncia una “deriva autoritaria” dell’azienda e annuncia mobilitazioni e possibili azioni legali. Clicca qui per leggere il precedente articolo.
Il caso fa emergere un contesto più ampio di tensioni, con furti ricorrenti alle casse veloci e una gestione dei controlli giudicata insufficiente dal sindacato, che accusa Pam Panorama di aver scaricato sui lavoratori le proprie responsabilità.
Sulla pagina Facebook della Filcams CGIL di Pisa è apparso un video in cui Tina racconta la propria esperienza dopo il provvedimento disciplinare che ha suscitato scalpore.
«Mi chiamo Tina e lavoro da circa 36 anni in un supermercato storico della provincia di Pisa. Sono titolare della legge 104 per un genitore invalido, e ritengo che queste caratteristiche possano rendermi, secondo me, una lavoratrice “scomoda” agli occhi della ditta, che potrebbe preferire sostituire i lavoratori con anzianità con personale più giovane e con stipendi inferiori», afferma nel video.
La dipendente racconta di aver ricevuto recentemente una sospensione di dieci giorni: «Recentemente ho ricevuto una sospensione di 10 giorni per non aver individuato durante un test “carrello” un cosmetico (un mascara) inserito da un ispettore esterno. Ritengo che questo tipo di test debba avere un valore formativo per il dipendente e non punitivo».
Tina sottolinea come la metodologia dei test metta in difficoltà il personale: «Sono stata assunta con la qualifica di addetta alle vendite, e non con la qualifica di poliziotto: non sono quindi tenuta ad aprire tutte le confezioni dei prodotti che i clienti appoggiano sul nastro trasportatore. Questo tipo di condotta è lesiva sia per la dignità del lavoratore sia per quella dei clienti, che vengono trattati come potenziali ladri, nonostante siano onesti».
Rivolgendosi direttamente al sindacato e alla direzione aziendale, la lavoratrice conclude: «Dopo aver ricevuto questo provvedimento, che considero molto duro e vicino al licenziamento, mi sono rivolta alla CGIL. Chiedo, per me e per gli altri lavoratori sanzionati, di poter continuare a lavorare serenamente. Richiedo quindi alla ditta per cui lavoro da 36 anni di ritirare il provvedimento a mio carico e di rivedere tutti i licenziamenti effettuati per motivi simili, in particolare quelli legati ai test carrello nelle province di Siena e Livorno».
Il video ha già raccolto numerosi commenti di solidarietà e riapre il dibattito sulle pratiche di controllo dei dipendenti, con la Filcams CGIL pronta a proseguire la mobilitazione contro ciò che definisce una gestione “punitiva e autoritaria” del personale.






