Scoperto nel carcere di Livorno un telefono cellulare di dimensioni minime, appena 7 centimetri, evidenziando una preoccupante vulnerabilità nel sistema penitenziario italiano.
La segnalazione arriva dal Sindacato di polizia penitenziaria, che denuncia il crescente divario tecnologico tra criminalità organizzata e forze dell’ordine, la notizia ripresa e diffusa dalle testate giornalistiche locali.
Il ritrovamento solleva serie preoccupazioni sulla sicurezza carceraria, considerando che la criminalità organizzata utilizza tecnologie sempre più sofisticate, inclusi droni, per introdurre dispositivi nelle celle. Di contro, le autorità penitenziarie dispongono di mezzi limitati per contrastare questo fenomeno.
Secondo Di Giacomo, rappresentante sindacale, come riporta la cronaca locale, questi dispositivi non servono per semplici comunicazioni familiari. Le indagini della magistratura antimafia hanno infatti dimostrato che dalle celle vengono impartiti ordini per operazioni criminali sul territorio, incluse richieste estorsive. I boss mafiosi mantengono così il controllo delle loro organizzazioni, coordinando attività illecite attraverso i loro sottoposti in libertà. Il sequestro è stato possibile solo grazie alla professionalità del personale penitenziario, ma emerge l’urgente necessità di dotare le strutture carcerarie di strumenti più efficaci per contrastare questo fenomeno in continua evoluzione.