PECCIOLI. Al Padiglione Italia, della Biennale Architettura di Venezia, porterà il modello esemplare di comunità resiliente in chiave ecologica, sociale e tecnologica. Peccioli è una singolarità che nasce da centinaia di tonnellate di immondizia.
Nei vicoli del borgo medievale di Peccioli, ritmati da installazioni, opere e landmark d’autore, i robot vanno a fare la spesa, nascono start-up e si danno appuntamento scrittori, Nobel, scienziati, intellettuali, musicisti e performer.
Sorprendente museo d’arte a cielo aperto in costante fermento culturale, Peccioli è un centro rurale che si snoda sui saliscendi di un territorio che è gioiello paesaggistico, tra filari, alberature, morbidi rilievi e vallate. La direttrice è quella che va da Pisa a Volterra. Sotto questa Bandiera Arancione del Touring Club Italiano si danno appuntamento artisti e curatori internazionali, attori, intellettuali, giornalisti, orchestre, premi Nobel, studiosi, centri di ricerca, progettisti.“Laboratorio sociale, artistico, tecnologico e progettuale a cielo aperto, la gestione della ‘cosa pubblica’ pecciolese è entrata, non a caso, nei radar delle istituzioni internazionali (agenzie ONU in testa)”. E sarà nel cuore dell’esposizione del Padiglione Italia alla prossima Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia (maggio-novembre 2021), nello spazio ‘Laboratorio Peccioli’. Il Laboratorio Peccioli all’interno del Padiglione Italia è curato da Nico Panizzi, Ilaria Fruzzetti e Laura Luperi (dello studio Heliopolis 21 di Pisa). Sponsor del Padiglione Italia sono la società Belvedere S.p.A. e la Fondazione Peccioliper.
Il Padiglione, che proporrà una visione e una proiezione del Belpaese attraverso la lente delle ‘comunità resilienti’ nostrane (il titolo della mostra, curata da Alessandro Melis, sarà appunto ‘Comunità Resilienti’) che si fanno carico di una nuova agenda di sviluppo sostenibile – ecologico, climatico, sociale, politico, digitale -, ha individuato nell’esempio di Peccioli una peculiarità e un fermento di iniziative, visioni e progetti ecologici, sostenibili, partecipativi e resilienti da proporre sulla ribalta veneziana.LA DISCARICA. Tutto ruota attorno a una discarica gigantesca la cui gestione, fatta di accorta partnership pubblico-privato, ingoia immondizia e riversa energia, ricchezza, servizi, strutture, infrastrutture, assistenza, bellezza, cura ambientale e benessere a tutta l’Alta Valdera.
E la discarica stessa, affrescata da Sergio Staino e dagli enormi wall drawing dell’artista neoavanguardista David Tremlett – che dopo la Tate Gallery di Londra, il MoMA di New York, ha fatto capolino in queste terre con un intervento nel borgo medioevale che è nei cataloghi della storia dell’arte contemporanea – è oggetto di interventi artistici e diventa inaspettato e sorprendente anfiteatro e palcoscenico culturale, ribalta inedita di rassegne di spettacoli, di teatro, di musica, nonché passerella per servizi di moda e set fotografico scelto da brand planetari. Ne sanno qualcosa Fabio Concato, Pierfrancesco Favino, Luca Zingaretti, Luca Sofri con la sua rassegna Pensavo Peccioli, l’orchestra del Maggio Fiorentino, Claudio Santamaria, Walter Veltroni e molti altri personaggi, intellettuali, scienziati, economisti, artisti, performer.
Lo sanno gli abitanti, azionisti e beneficiari di una green industry dagli altissimi indicatori di circolarità economica, che lottano ogni giorno contro la marginalizzazione delle aree agricole periferiche e per il rilancio delle dinamiche demografiche, sociali ed economiche locali. Confrontando la propria orgogliosa appartenenza territoriale coi temi dell’innovazione, della sussidiarietà e dell’internazionalità.
Nel borgo, ritmato da installazioni d’autore, opere e landmark sorprendenti immersi nella quotidianità (qui basti citare tra i vari gli interventi di Nakagawa, Massimo Bartolini, Umberto Cavenago, Alberto Garuti, Federico de Leonardis, Vedovamazzei, Vittorio Corsini, Fortuyn/O’Brien, Vittorio Messina, Patrik Tuttofuoco), va in scena il primo esperimento al mondo di robotica sociale in un contesto reale: sono i robot che sfilano nei vicoli medioevali e fungono da spazzini a domicilio o portano la spesa a casa, oppure vanno nelle farmacie a fare acquisti per gli anziani con difficoltà deambulatorie. E ci sono anche la casa domotica testata dai cittadini, incubatori d’impresa, spin-off accademici e centri di ricerca sull’innovazione. La resilienza, che del problema fa una necessità, e di necessità fa virtù, a Peccioli ha il sapore della quotidianità, della normalità. Mostrando a Venezia un processo metabolico replicabile, che ha trasformato la cultura dello scarto in una risorsa su cui investire. Per il bene di tutti.
La discarica è attore fondamentale nell’aver posto Peccioli e dintorni quale riferimento culturale non solo per una vasta area territoriale, ma per un pubblico internazionale attento alla qualità della vita e incuriosito dagli senari inediti che vi si trovano.