Sarà una calcinaiola, sarà Manola Marinai l’unica giudice italiana, nella disciplina del canottaggio, alle Olimpiadi di Tokyo.
“È davvero gratificante – dichiara Manola a VTrend – per me che ho il canottaggio nel sangue da quando avevo 15 anni, essere convocata per questo importante appuntamento. Si tratta di un premio che ripaga i sacrifici fatti di una vita, spesso ho dovuto rinunciare alla mia vita privata, alle ferie, ho dovuto coniugare lavoro e sport, cosa non facile”.
Per Manola arbitrare una competizione olimpica è stata “un’occasione così straordinaria” a cui non ha potuto dire di no, nonostante la pandemia in corso. “Devo comunque tener conto a margine delle gare le severe restrizioni sanitarie imposte da Tokyo. Già da diverso tempo, ogni giorno, devo fare dei controlli sanitari ed inviarli all’organizzazione olimpica, in terra nipponica sarà ancora più dura”.
Manola, ex vogatrice calcinaiola ha iniziato la sua carriera atletica a 15 anni, nella canottieri Cavallini, quando le donne furono finalmente ammesse dalla Federazione Italiana Canottaggio a disputare competizioni.
Ha fatto poi parte della Nazionale Italiana, e dopo numerosi successi ha abbandonato le gare, ma rientrando nel settore come arbitro. È stata, in ambito nazionale, la seconda donna a ricoprire questo ruolo e la prima a livello internazionale dopo aver superato alcuni esami a Parigi.
Da lì un lungo peregrinare come giudice a campionati mondiali, europei ed italiani, a cui si aggiungeranno adesso le Olimpiadi.
La giudice-arbitro calcinaiola ha regalando la passione per il canottaggio al figlio Matteo Stefanini. Matteo, ex azzurro, ha rappresentato l’Italia in innumerevoli competizioni internazionali ed alle Olimpiadi di Atene, Londra e Rio. Ora sarà il turno della mamma.
A.P.
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