Alessandro Ciulli (1951-2012), pittore sconosciuto di Fabbrica di Peccioli, ha vissuto per l’arte regalando quadri per sigarette. Aveva un alfabeto segreto, ancora da decifrare.

PECCIOLI – Nelle dolci colline toscane della provincia di Pisa, un giovane dal nome Alessandro Ciulli ha sentito forte, da subito, il richiamo dell’arte.
Era il 1951 quando è nato a Fabbrica di Peccioli, un piccolo borgo silenzioso dove, per Alessandro, il silenzio è diventato creativo mescolandosi alla bellezza del paesaggio.
Con i suoi capelli lunghi e lo sguardo malinconico e magnetico, Alessandro ha incarnato l’archetipo dell’artista tormentato che ha dovuto scegliere tra la conformità sociale e la propria vocazione.
Il suo richiamo all’avventura è arrivato presto: una sola settimana di lavoro in fabbrica, poi via a dipingere.
Dipingere: la sua unica ragione di vita. Ciulli ha dovuto affrontare il rifiuto della società, un mondo che non ha compreso il suo talento, anzi che non lo ha mai visto e che lo ha costretto a vivere ai margini, senza guadagnare dalla sua arte.
Era facile incontrare Alessandro mentre regalava i suoi quadri in cambio di un pacchetto di sigarette. Oggi questi dipinti sono reliquie preziose disperse tra le case della Valdera.
Ma Alessandro ha dovuto battere anche un nemico, vincere una dipendenza: quella dall’alcol.
Un periodo giovanile difficile, con la sofferenza che traspariva chiarissima nei suoi primi quadri degli anni ’70 dove campeggiano scritte come “Last Hope”, ultima speranza oppure “Delirio”.
Alessandro ha trovato il suo mentore nell’amore incondizionato di sua madre Dina, che lo ha sostenuto economicamente e spiritualmente, permettendogli di dedicarsi completamente alla sua arte senza mai lavorare.
Durante il suo percorso artistico Ciulli ha sviluppato un alfabeto segreto, simboli misteriosi che ha lasciato sui pali della luce, sui muri, sui giornali che leggeva nei bar. Come un moderno sciamano, ha creato un codice personale che nessuno è ancora riuscito a decifrare, forse ispirato dai racconti di Edgar Allan Poe.
La sua trasformazione è avvenuta negli anni: ha abbandonato l’alcol, ha trovato un equilibrio che gli ha dato calma e serenità. Dal suo studio ha contemplato per quarant’anni le colline toscane, reinterpretandole in un continuo dialogo con il suo mondo interiore, distillando “i colori del silenzio” come ha scritto in una sua poesia giovanile.
La morte di Alessandro è arrivata nel 2012, quando aveva 60 anni, per un tumore. Ciulli ha lasciato incompiuto il suo ultimo quadro.
Ma il ritorno si è compiuto attraverso suo fratello Fabrizio, una sorta di moderno fratello di Van Gogh, che ha custodito la sua memoria e le sue opere, andando in cerca dei quadri abbandonati nelle soffitte delle case della Valdera.
Solo oggi, a quasi 15 anni dalla sua morte, il mondo dell’arte ha scoperto il tesoro che Alessandro ha lasciato: centinaia di quadri che testimoniano una ricerca artistica autentica e profonda. Il Comune di Peccioli, nel 2023, gli ha dedicato un’esposizione al Palazzo Senza Tempo, e importanti gallerie si sono interessate al suo lavoro.
Alessandro Ciulli è stato un artista solitario, che ha scelto l’arte contro tutto e tutti, che ha trasformato la sua sofferenza in bellezza, e che ha lasciato al mondo il dono della sua visione unica delle colline toscane – un elisir di bellezza pura che ora, finalmente, può essere condiviso con tutti.
Articolo di René Pierotti.