Il riconoscimento le è stato assegnato durante l’ottavo convegno della SINe-Società italiana di Neuroetica.
La dottoressa Sara Palumbo (foto), giovane studiosa delle basi molecolari del comportamento nel Laboratorio di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana diretto dalla professoressa Silvia Pellegrini, si è aggiudicata il premio “Best paper in neuroscience”.
Il riconoscimento le è stato assegnato durante l’ottavo convegno della SINe-Società italiana di Neuroetica, che si è tenuto nelle scorse settimane a Milano, per una ricerca sperimentale dal titolo “Natura e ambiente nel comportamento sociale: il ruolo del contesto ambientale nei portatori dell’allele A del polimorfismo rs53576 del recettore dell’ossitocina”, che affronta l’antica questione dell’interazione tra biologia e ambiente nel comportamento umano.
Per quanto sia ampiamente documentato che l’ormone ossitocina svolga un ruolo chiave nei processi emotivi e cognitivi alla base del comportamento sociale, favorendo il senso di attaccamento e cura per la prole, i meccanismi rimangono ancora in gran parte sconosciuti. Lo studio è stato condotto in collaborazione con la Fondazione Stella Maris di Calambrone, la Scuola IMT Alti Studi Lucca e la University of New Mexico (USA) in tre gruppi indipendenti (bambini con problemi di condotta e adolescenti e adulti detenuti in carcere). I risultati mostrano come gli individui portatori di una variante allelica del gene che codifica per il recettore dell’ossitocina (Allele A) siano più suscettibili agli effetti di un ambiente di crescita negativo, caratterizzato da scarse cure genitoriali, abbandono o abusi, con la conseguenza di un maggior rischio di comportamenti antisociali una volta diventati adulti. In un ulteriore sviluppo della ricerca, condotto in un gruppo di soggetti attivamente coinvolti in sistematiche attività di volontariato, è stato osservato che i portatori dell’allele A che avevano ricevuto un adeguato supporto sociale a seguito di esperienze di vissuti traumatici nell’infanzia, mostravano una maggiore propensione verso comportamenti prosociali, una forma di altruismo che nasce dalla propria esperienza di sofferenza.
Lo studio fornisce nuove evidenze per la comprensione della complessa interazione tra geni e ambiente nel plasmare il nostro comportamento sociale. Poiché l’ambiente, a differenza della genetica, può essere modificato da interventi sociali, educativi e psico-riabilitativi, i risultati di questa ricerca possono avere rilevanti implicazioni nel prevenire o correggere comportamenti devianti e nel promuovere comportamenti prosociali in individui che possiedono una maggiore vulnerabilità genetica agli stimoli ambientali.
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TITOLO DEL LAVORO
Nature and Nurture in social behavior: the role of the environmental context in carriers of the oxytocin receptor rs53576 A allele. Sara Palumbo, Veronica Mariotti, Stefano Vellucci, Giulia Grassi, Pietro Muratori, Gabriele Masi, Annarita Milone, Nathaniel Anderson, Carla Harenski, Pietro Pietrini, Kent Kiehl and Silvia Pellegrini