Le dichiarazioni del Consigliere Comunale Pericle Tecce (Fratelli d’Italia – Ponsacco) in merito alla riqualificazione del centro storico di Ponsacco.
“Ponsacco; IL PAESE CHE MORÌ TRE VOLTE. Potrebbe sembrare il titolo di un’opera pirandelliana, invece si parla della ‘riqualificazione estetica’ del centro storico di Ponsacco. Una lavata di faccia tanto dispendiosa quanto inutile. Analizzando il progetto e la volontà declamati trionfalmente dalla stessa sinistra, madre – ma forse sarebbe più opportuno dire matrigna – di un centro storico ponsacchino agonizzante, siamo arrivati ad una conclusione: secondo noi non ha senso copiare stili e ricalcare forme dei paesi limitrofi. Ogni paese ha una sua peculiarità e una propria storia da raccontare, rispettare e preservare.
Per Fratelli d’Italia, ben prima dell’aspetto puramente estetico, sarebbe necessario rimodulare spazi, funzionalità e destinazioni d’uso, in parallelo alla modifica della viabilità e ad un progetto globale di revisione delle facciate.
Porto un esempio sotto gli occhi di tutti: lo storico Convento delle Suore Terziarie Francescane Regolari. Nel corso della sua storia è stato scuola, orfanotrofio e, fino a pochi anni fa, scuola dell’infanzia. Adesso cambierà di nuovo la propria funzione, un edificio storico che vedrà nascere un centro diurno per anziani autosufficienti. Immaginate se il convento non avesse mai cambiato la propria funzione: da decenni la struttura avrebbe ospitato soltanto 2 suore. Invece l’immobile si trasformerà e ospiterà fino a 18 utenti, mentre il piano superiore potrà vedere la nascita di nuove formule abitative per anziani autosufficienti. Questo non è il frutto del lavoro dell’amministrazione ponsacchina, come qualcuno tende a far credere, bensì della capacità di avere una visione lungimirante delle potenzialità dell’immobile.
Analizziamo i fatti: l’amministrazione lo scorso anno ha pubblicato un bando finalizzato alla ricerca di un immobile da destinare a centro diurno per anziani non autosufficienti, vista la necessità di spostare in ambienti più idonei il centro di via Ravera, da molto tempo inadeguato a soddisfare le attuali esigenze e normative. Ed è qui che l’Istituto, ancora una volta, ha pensato ad un progetto che prevedesse il restauro del convento e la funzionalizzazione degli spazi. È essenziale dare l’opportunità di cambiare destinazione d’uso agli immobili in linea con le esigenze della comunità, altrimenti il ‘bene’ lentamente decade. Senza capacità di seguire cum grano salis le dinamiche di cambiamento urbano, sociale ed economico, il rischio è quello di soccombere alle stesse: senza un’analisi accorta e lungimirante della destinazione d’uso, non avremo nemmeno ordinaria e straordinaria manutenzione.
Un cambio che non coinvolga soltanto la categoria commerciale, ma anche residenziale, industriale e artigianale, direzionale e di servizio è per noi assolutamente necessario, per attrarre attività e professionisti come un tempo, notai, architetti, medici, ed armonizzando le varie attività.
Il fissismo, l’assoluta assenza di visione prospettica, il blocco, la sordità totale rispetto al mutare dei tempi. Tutte queste azioni hanno un minimo comune denominatore: sono reiterate da decenni da parte delle amministrazioni ponsacchine di sinistra che si sono succedute, portando ad un lento deterioramento, ad un collasso nella vivibilità del paese.
Un esempio? Ponsacco vanta di ospitare nell’immediata periferia numerosissimi marchi della grande distribuzione organizzata: non occorre uno stratega del marketing per capire come, senza la messa in campo di misure strutturali a tutela dei piccoli negozi del centro storico, questi ultimi avrebbero incontrato enormi difficoltà.
Ponsacco ha tanta storia dietro di sé. Una storia bella, degna di essere raccontata e valorizzata. Il nostro bellissimo paese è fermo da troppo tempo, mal gestito, incarcerato in una bolla impermeabile ai cambiamenti repentini della realtà che ci troviamo a vivere. Bisogna rileggere la nostra storia con lucidità e coraggio per comprendere cosa cambiare, per migliorare il presente ed il futuro di tutti. Se non lo faremo, saremo condannati a ripetere all’infinito gli stessi errori, in un loop negativo senza via d’uscita.
Dovremmo pensare ad un paese rinnovato, e ripeto: mai copiando. Sperimentare, essere aperti al nuovo, e avere il coraggio della novità. Questa è la via d’uscita. Con la ‘riqualificazione estetica’ in corso di realizzazione ci troviamo di nuovo, per la terza volta, a cercare di rianimare un centro moribondo che non ha più battito.
E noi siamo qui a chiederci: quegli interventi che non hanno funzionato in passato, perché questa volta dovrebbero avere successo? La riqualificazione e il recupero del patrimonio edilizio del centro storico richiedono di indagare la complessità culturale e tecnica degli interventi, soffermandosi sui necessari equilibri tra istanze di conservazione e di trasformazione. Un progetto globale – edifici compresi–, una visione progettuale che possa rendere bello e funzionale quello che si presenta alla nostra vista, in particolar modo un intervento molto importante che riguardi le facciate, gli edifici del centro storico, sui quali poter richiedere e concedere contributi, oltre a quelli statali, sfruttando anche l’opportunità del cambio di destinazione d’uso. Come fare? Rivedendo tutti gli investimenti e le progettualità finanziate e in attesa di finanziamenti, presentate fino ad oggi dall’amministrazione comunale.
Ricordo l’occasione persa con il progetto PINQUA , la quale ancora una volta la sinistra ponsacchina ha fatto pagare ai propri cittadini l’irrimediabile incapacità ad elaborare un progetto serio, mancando l’obbiettivo per utilizzare finanziamenti finalizzati a riqualificare interi territori per recuperarne l’identità, dando nuova linfa vitale alle comunità. Opportunità che altri comuni limitrofi sono stati in grado di cogliere. Ma anche in quell’occasione – assurda – la sinistra partorì un progetto per rimediare ad un danno incommensurabile tentando di acquistare il ‘Palazzo Rosa’, un mostro creato dai loro stessi partiti, e non per il centro storico.
E quindi, a breve, troveremo una Ponsacco con circa 136 vasche di gelsomini e rosmarino, 65 siepi, 40 piante di Photinia, circa 65 piante di macchia mediterranea, 16 olivi, 4 vasi di Teucrium davanti la chiesa, piante sul parapetto del terrazzo del Palazzo Comunale, un orso sulla facciata della proprietà Merlini, ben 30 schermature (disegni) sulle vetrine e sulle saracinesche dei locali chiusi, una trentina di lanterne. Un progetto improntato sull’oneroso rifacimento di Piazza della Repubblica (soltanto gli interventi per la manutenzione straordinaria della piazza e delle aree limitrofe avranno un costo di 1,3 milioni di euro) sbassando il manto e rifacendo la fontana per l’ennesima volta, disegni un po’ ovunque, verde urbano e tanta, tantissima illuminazione. Come se quest’ultima, con l’esorbitante costo attuale dell’energia elettrica, non fosse un problema per l’amministrazione. Pensiamo che sia una questione di tempo, e lo sarà senz’altro per le casse comunali.
Precisiamo che la critica non vuole essere assolutamente rivolta agli artisti, né tantomeno all’architetto che cura il progetto, i quali seguono le linee dettate da chi governa, tant’è che l’idea di ‘dipingere’ le saracinesche era già presente nel precedente programma elettorale della sinistra.
Questo progetto ci lascia letteralmente basiti e suggerisce un’ultima domanda: davvero si può pensare che con un po’ di ‘trucco della sera’, senza alcuna misura strutturale degna di questo nome, sia possibile rivitalizzare il commercio e la vivibilità del centro storico di Ponsacco?”
Fonte: Comunicato stampa Pericle Tecce – Fratelli d’Italia Ponsacco