L’eco dei disordini che hanno turbato la “Notte Bianca” di Pontedera, evento tenutosi lo scorso giugno, non si è ancora del tutto spenta.

Nelle scorse ore, la Questura di Pisa ha reso noto di aver emesso quattro DASPO Urbani nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di gravi condotte avvenute durante la manifestazione. Si tratta di un provvedimento volto a tutelare l’ordine pubblico e a prevenire ulteriori comportamenti violenti o antisociali in contesti cittadini.
La risposta delle autorità arriva anche a seguito di una richiesta esplicita formulata dal Comune di Pontedera all’interno della Commissione Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica nei giorni immediatamente successivi ai fatti. A commentare l’operato delle forze dell’ordine è stato il sindaco Matteo Franconi, che in un lungo intervento ha espresso il proprio apprezzamento per l’azione concreta degli organi preposti alla sicurezza ma, al contempo, ha voluto andare oltre il fatto specifico, toccando alcuni dei temi più delicati del dibattito pubblico attuale: il rispetto delle regole, il principio di uguaglianza e la lotta ai pregiudizi.
Il suo discorso, articolato e profondo, non si è limitato alla cronaca, ma ha voluto richiamare i cittadini a una riflessione più ampia su che cosa significhi davvero vivere in una società fondata sul diritto, sulla responsabilità individuale e sull’uguaglianza. Con parole forti, ma misurate, Franconi ha anche criticato apertamente alcune reazioni, definite “inopportune” e “fuori bersaglio”, come quella di un parroco del vicino comune di Castelfranco, che nei giorni successivi aveva attribuito la responsabilità degli episodi a una presunta “tolleranza verso gli stranieri” da parte della sinistra.
Di seguito, riportiamo integralmente le dichiarazioni del sindaco Franconi, così come pubblicate sui suoi canali ufficiali:
«La Questura di Pisa informa di aver emesso il DASPO Urbano nei confronti di 4 persone responsabili di gravi condotte in occasione della “Notte Bianca” di Pontedera lo scorso giugno. Avevamo richiesto questa particolare attenzione proprio all’interno della Commissione Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica nei giorni immediatamente successivi ai fatti.
Nell’esprimere apprezzamento per l’importante lavoro messo in campo dagli organi di Polizia credo non serva peraltro specificare che questi provvedimenti abbiano per loro natura una portata limitata e circoscritta e non siano né possano esser considerati risolutivi.
Ma credo anche che servano a richiamare un principio basilare che tutela la convivenza di ogni comunità: le regole sono fondamentali per proteggere i diritti e le libertà dei singoli individui e tutelarli da discriminazioni, abusi e violazioni; garantiscono la sicurezza delle persone e la coesione di una società.
Infrangere le regole significa violare il patto di cittadinanza; CHIUNQUE lo faccia, con la stessa identica responsabilità di fronte alla comunità in cui vive e a prescindere da chi sia, da dove provenga e dai motivi che lo spingano a farlo, deve incorrere in una sanzione.
Proporzionata, specifica e certa. Sembra un principio banale, ovvio e quasi stupido.
In realtà tra le sponde di quel “chiunque” si ammassano molti degli equivoci del nostro tempo e si sfidano due modi di vedere il mondo.
Chi non accetta il gesto in sé e si arrabbia, s’indigna e si intimorisce per una condotta sbagliata, un comportamento scorretto o un’azione violenta. Chi, invece, quel solito identico gesto lo valuta più grave e peggiore in base a chi lo compie.
Come se lo schiaffo dato da un caucasico con la cravatta fosse meno schiaffo di quello dato da un orientale in pantaloncini.
A prescindere dalla Fede mi aiuta a capire da quale parte stare l’insegnamento di quel rivoluzionario di Nazareth che ormai qualche millennio fa provò a disincrostare dalla società del suo tempo l’idea che si dovessero giudicare le persone per quello che sono anziché per ciò che fanno.
Eppure ancora oggi un parroco a Castelfranco, teoricamente un epigono di quell’insegnamento, lamentandosi di gesti oggettivamente riprovevoli (da prevenire e sanzionare) ci carica un surplus di intollerabilità per il fatto che siano stati compiuti da “stranieri”; lo fa assecondando la solita sciocca, errata e purtroppo diffusa litania che il buonismo della sinistra li abbia fatti venire e li abbia tollerati; lo fa scivolando nello scontro politico nei confronti di Alessandra Nardini (a cui voglio esprimere vicinanza) che aveva stigmatizzato un post intriso di un oggettivo razzismo neofascista del Sindaco di quel comune.
Le opinioni sono sempre libere e tutte legittime, anche quelle politiche, anche quelle dei parroci, anche quelle espresse nei sermoni.
Ma quella libertà vale quanto quella di coloro che, come me, Alessandra e tanti altri, leggono le sue parole (oltreché inopportune) lontane anni luce dal messaggio che dichiarano di professare». Fonte: Matteo Franconi Pontedera