C’è anche uno psichiatra pisano nella stesura delle nuove linee guida internazionali per la definizione dei disturbi d’ansia resistenti al trattamento.
C’è anche uno psichiatra pisano nella stesura delle nuove linee guida internazionali per la definizione dei disturbi d’ansia resistenti al trattamento (TR-AD) pubblicate venerdì scorso sulla rivista World Psychiatry (Impact factor 73,3) e messe a punto da una task-force di esperti a cui ha partecipato anche il professore Stefano Pini (foto), direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria all’Università di Pisa nonché responsabile, in Aoup, del Programma “Innovazione della gestione e trattamento dei disturbi o sintomi psichiatrici in pazienti affetti da patologie mediche complesse”. Il documento, ottenuto con metodo scientifico, rappresenta una base da cui partire per futuri studi clinici a fini regolatori e per sviluppare cure più efficaci basate su algoritmi per i pazienti affetti da disturbo d’ansia, vista la sua prevalenza e persistenza nella popolazione, la diffusa resistenza ai trattamenti ma soprattutto la carenza, finora, di una definizione univoca e ‘da manuale’ di questa patologia. In queste nuove linee guida è stato utilizzato il consenso scientifico ottenuto tramite il cosiddetto metodo Delphi. In sostanza, partendo da una sintesi dello stato attuale delle conoscenze in materia e delle preesistenti linee guida, oltre alle relative revisioni sistematiche, un gruppo composto da 36 persone fra esperti multidisciplinari e portatori di interessi (stakeholders) ha partecipato a un consensus meeting online oltre ad aver risposto a 29 quesiti sugli aspetti rilevanti del disturbo d’ansia resistente al trattamento, votando in modo anonimo su risposte scritte in tre cicli di sondaggio. E la percentuale di consenso sulle varie risposte è arrivata da oltre il 75% del gruppo di esperti, che ha inoltre concordato 14 raccomandazioni per la definizione del disturbo d’ansia resistente al trattamento, fornendo criteri operativi dettagliati per la resistenza al trattamento sia farmacologico sia psicoterapeutico, nonché un potenziale modello di stadiazione della malattia. Inoltre il gruppo ha valutato ulteriori aspetti riguardanti sottogruppi epidemiologici di questo disturbo, la sua compresenza in soggetti affetti da altre patologie, l’influenza determinata dai fattori biografici, la differenza fra disturbo d’ansia “resistente al trattamento” e disturbo d’ansia “difficile da trattare”, le preferenze e le attitudini dei soggetti affetti da questi disturbi, oltre a delineare possibili futuri orizzonti di ricerca. Fonte: AOUP