Dopo 62 anni di lavoro, il maestro delle scarpe di via Veneto si ritira tra l’affetto commosso dei clienti: «È bello sapere di aver lasciato qualcosa».

PONTEDERA – Ha iniziato a lavorare a 15 anni, oggi ne ha 77. E sabato 29 novembre Ademaro Burgalassi, uno degli ultimi calzolai pontederesi, chiuderà per l’ultima volta la saracinesca della sua storica bottega in via Vittorio Veneto.
Lo troviamo, come sempre, chinato sul bancone a lavorare: «Non posso chiudere prima senza aver consegnato tutti i lavori», dice a VTrend.it con il sorriso di chi ha fatto del proprio mestiere una missione: «Ho dovuto rifiutare molti lavori a malincuore. Ma lavorerò fino a sabato, poi chiuderò». D’altra parte, i clienti non si arrendono e provano a sfruttare ogni ora rimasta. Quelle scarpe che avevano rimandato per mesi, all’improvviso sono diventate urgenti: appena la voce della chiusura ha iniziato a girare, in tanti hanno affollato la bottega, come per un ultimo saluto a un pezzo di città.
La notizia della chiusura e l’abbraccio del quartiere di Fuori del Ponte: «Alcuni hanno pianto»
Come annunciato da Il Tirreno, Burgalassi è pronto a godersi un meritato riposo: «La stanchezza inizia a farsi sentire. È un lavoro faticoso». A Pontedera, il suo nome è sinonimo di precisione, pazienza e manualità: per 35 anni quella piccola bottega è stata un punto di riferimento non solo per sistemare una scarpa, ma per scambiare due parole, e chiedere un consiglio. E l’affetto dei clienti in questi giorni glielo sta restituendo tutto. «Alcuni hanno pianto quando l’hanno saputo», ci racconta quasi con pudore. «Mi ha fatto piacere. Significa che ho lasciato qualcosa alle persone».

Un mestiere che rischia di sparire
La storia di Ademaro è anche la storia di un mestiere che rischia di scomparire: quello dell’artigiano che ripara, aggiusta, ridà vita alle cose. «È un mestiere utile – ribadisce – ancora oggi la gente ha bisogno di accomodare una scarpa». Eppure le nuove generazioni sembrano poco attratte: i suoi figli hanno intrapreso strade diverse e, almeno per ora, non c’è nessuno pronto a raccogliere il testimone.
Il futuro della bottega resta incerto: «Da quando è uscita la notizia sono arrivati anche da fuori provincia per chiedere informazioni», racconta a VTrend. «Ma per adesso non c’è nessuno interessato a continuare l’attività qui a Pontedera». Così, mentre la città saluta uno dei suoi maestri d’arte, resta la sensazione che con la saracinesca di Ademaro si chiuda anche un capitolo di storia locale. Un patrimonio fatto di gesti, manualità e umanità che difficilmente si potrà replicare.




