CALCI. L’incendio del 24 settembre 2018 rappresentò un disastro per il Monte Serra: richiesta di condanna a 12 anni e 350mila euro di risarcimento al presunto colpevole.
A tre anni dall’incendio del Monte Serra, che devastò quasi 1300 ettari di vegetazione, è arrivata la sentenza: Giacomo Franceschi, il 40enne ex volontario dell’antincendio boschivo accusato di aver provocato il rogo, è stato condannato dal collegio a 12 anni e a 350mila euro di risarcimento danni verso i comuni colpiti.
Undici le case colpite (cinque devastate) in quell’evento, 700 le persone evacuate tra Montemagno e Noce. Una vera e propria tragedia.
Si è chiuso in Tribunale a Pisa il processo (di primo grado, scontato il secondo) per incendio doloso e disastro ambientale.
In aula, erano presenti anche le parti civili (l’associazione Gva, di cui l’uomo faceva parte, rappresentata dall’avvocato Lorenzo Stefani, i Comuni danneggiati, quelli di Calci e Buti attraverso la penalista Laura Antonelli, il Comune di Vicopisano assistito da Silvia Fulceri e la onlus ambientalista “Lega per l’abolizione della caccia” rappresentata dal legale Valentina Angelini) e i carabinieri che hanno seguito il caso.
Ma soprattutto, c’era lui, Franceschi stesso che ha assistito a quasi tutte le tappe della vicenda giudiziaria. Era stato valutato lo stato psicologico del giovane ritenuto colpevole, le “sue contraddizioni” e il percorso di Google Maps che i militari hanno trovato sul suo cellulare, le intercettazioni e le telecamere che lo avrebbero ripreso in discesa dal monte in orario compatibile per accendere la “miccia”.
Mozziconi di zampirone, secondo l’accusa, che avrebbero consentito all’uomo di allontanarsi per tornare a casa.
Ma, soprattutto, la sua ‘autoconfessione’ agli uomini dell’Arma: “Quella sera non ero sul Serra, ma a casa”. Sono salito sul monte solo dopo”, ha spiegato ritrattando quello che aveva detto quando fu sottoposto al fermo il 18 dicembre 2018.
De Giorgio, l’avvocato di Franceschi, aveva chiesto per lui una sentenza di assoluzione, perché “manca la certezza della responsabilità”. L’imputato è rimasto nove mesi in carcere e un anno ai domiciliari.