Cortisolo e metabolismo energetico: a Pisa il primo studio con misurazione della spesa energetica nelle 24 ore mediante camera metabolica in pazienti con ipercortisolismo.
Un gruppo di ricercatori dell’Unità operativa di Endocrinologia 1 dell’Aoup coordinato dal direttore Ferruccio Santini, ordinario di Endocrinologia all’Università di Pisa, ha condotto il primo studio che valuta il metabolismo energetico e l’ossidazione dei macronutrienti (carboidrati, proteine e lipidi) in pazienti affetti da ipercortisolismo, utilizzando una camera metabolica. Questo strumento di altissima precisione, di proprietà dell’Aoup dal 2019, rappresenta oggi il metodo più accurato per la misurazione reale del dispendio energetico nelle 24 ore.
I risultati dello studio, recentemente pubblicato sul Journal of the Endocrine Society (JES) e selezionato come Highlighted Article sul sito dell’Endocrine Society, hanno dimostrato che più alti sono i livelli di cortisolo, maggiore è l’utilizzo delle proteine come fonte energetica. Si tratta di un meccanismo che, nel tempo, favorisce la perdita di massa muscolare e contribuisce all’aumento del grasso addominale, tipico dei pazienti con ipercortisolismo.
Il lavoro evidenzia che vivere a lungo con livelli elevati di cortisolo può ridurre significativamente il dispendio energetico quotidiano dell’organismo. Questo fenomeno sembra correlato soprattutto alla progressiva perdita di massa muscolare, un processo spesso silente ma clinicamente molto rilevante.
La presenza di obesità sarcopenica – ovvero la combinazione di ridotta massa muscolare e aumento del grasso corporeo – può quindi rappresentare un importante campanello d’allarme di un ipercortisolismo sottostante, anche in assenza dei segni più evidenti della malattia.
Lo studio è stato condotto sotto la responsabilità scientifica di Alessio Basolo, associato di Endocrinologia all’Università di Pisa e in servizio nell’Unità operativa di Endocrinologia 1, insieme al gruppo clinico dedicato alle patologie neuroendocrine e ipofisarie (Isabella Lupi, Luca Manetti e Claudio Urbani), con cui ha coordinato tutti gli aspetti clinici e sperimentali.
Il lavoro è stato reso possibile anche grazie alla stretta collaborazione con i docenti Paolo Piaggi e Alberto Landi, afferenti al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, che contribuiscono all’integrazione tra competenze cliniche, tecnologiche e ingegneristiche.
Fondamentale è stato anche il contributo dell’intera équipe multidisciplinare coinvolta: endocrinologi, dietisti, personale di laboratorio, infermieri, operatori sanitari e personale addetto alle pulizie. Fonte: Aoup






