In un momento di profondo dolore e commozione, autorità locali, cittadini e rappresentanti della comunità si sono stretti attorno alla famiglia di Marah per l’ultimo saluto. «Sono vicino alla sua famiglia, colpita da una tragedia che ci tocca tutti – è stato il commento del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, presente alle esequie –. A loro va il mio sincero cordoglio, insieme alla massima solidarietà al popolo palestinese, costretto da mesi a vivere sotto la minaccia costante della violenza».
Un ringraziamento particolare è stato espresso nei confronti del personale medico dell’Ospedale Cisanello, che ha seguito la giovane con dedizione: «La Toscana è orgogliosa della professionalità e dell’umanità dei suoi medici. Continueremo a essere una terra di accoglienza, di pace e di rispetto dei diritti umani».
In ricordo di Marah e di tutte le vittime del genocidio a Gaza, questa sera alle ore 21:30, sempre al Parco della Pace, si terrà la manifestazione pubblica “Luce su Gaza”, promossa dall’amministrazione comunale. Si tratta di una fiaccolata per la pace, alla quale parteciperanno diverse associazioni del territorio.
INTERVENTO DEL SINDACO DI SAN GIULIANO TERME, MATTEO CECCHELLI
Cerimonia funebre di Marah Abu Zuhri – 20.08.2025
“Buongiorno a tutte e tutti,
ringrazio le autorità civili e religiose, le cittadine e i cittadini, e i tanti rappresentanti delle associazioni qui presenti.
Siamo riuniti qui oggi per rendere omaggio a Marah Abu Zuhri, una giovane donna palestinese, morta a vent’anni qui a Pisa, dopo essere riuscita a lasciare Gaza attraverso un corridoio umanitario.
Marah è morta dopo un viaggio estenuante, diversi giorni di cammino a piedi nelle sue condizioni, poi il volo umanitario, un viaggio della speranza nel tentativo disperato di essere salvata con un ricovero d’urgenza all’ospedale Santa Chiara di Pisa. Ma era troppo tardi.
I danni del “severo deperimento organico” – come riportano i medici dell’Ospedale – erano irreversibili.
La sua morte non è un’eccezione, come si è provato a far credere attaccando i nostri bravi medici, la sua morte è la conseguenza del genocidio del popolo palestinese portato avanti dal governo israeliano. Marah è arrivata fino a qui perchè a Gaza ci sono morte e distruzione, niente più case, ospedali e scuole.
La realtà è che ogni giorno, nella Striscia di Gaza, si muore nel silenzio assordante dei governi mondiali. Si muore senza un nome, senza un volto, senza una storia. Solo numeri.
Di fronte a questo silenzio abbiamo deciso di fare rumore.
Davanti a una catastrofe umanitaria e politica di questa portata, non si può stare in silenzio.
Oggi, in questo Parco della Pace, c’è chi ha deciso di fare rumore, chi ha deciso di essere qui per manifestare il proprio dissenso verso questo genocidio, verso chi oggi ha deciso di essere assente e decide ogni giorno di stare in silenzio.
La piccola Marah sarà sepolta qui, in un nostro cimitero, abbiamo deciso di darle una degna sepoltura affinchè dopo tanta sofferenza possa riposare in pace.
Un gesto concreto, di umanità e solidarietà. Sobrio, ma carico di significato.
Perché i diritti umani non si difendono solo con le dichiarazioni: si difendono con le azioni.
Abbiamo voluto che Marah avesse una tomba, un luogo, una memoria.
Perché ogni persona ha diritto a essere riconosciuta. Anche nella morte.
E in un tempo in cui si cerca di disumanizzare un intero popolo, abbiamo scelto — con semplicità e fermezza — di restituire dignità.
Siamo tutti consapevoli del valore politico di questo gesto e della nostra presenza qui oggi. Non ci nascondiamo dietro formalismi. Rivendichiamo la scelta di esserci. Di non voltarci da un’altra parte.
San Giuliano Terme oggi prende posizione, tutti noi qui prendiamo posizione.
Contro il genocidio in atto.
Contro ogni gerarchia tra le vite umane.
Contro l’indifferenza e il silenzio che accompagnano troppe tragedie collettive.
Questa cerimonia si tiene nel Parco della Pace “Tiziano Terzani”. Non è un caso.
Questo è un luogo simbolico, di memoria, di dialogo, di responsabilità.
Oggi diventa anche luogo di accoglienza, di impegno civile, di resistenza etica.
Perché Marah non è più soltanto una giovane palestinese venuta da lontano: oggi è parte della nostra comunità.
E il suo nome resterà tra noi. Come monito. Come domanda. Come presenza.
Le istituzioni non possono essere spettatrici. Devono esserci, quando è in gioco la dignità umana.
Mi rivolgo direttamente alle istituzioni che oggi hanno scelto l’assenza e il silenzio: è il momento di agire. Fermate questo massacro. Lo Stato italiano riconosca pienamente lo Stato di Palestina e si faccia promotore, con coraggio, di un’iniziativa forte presso la comunità internazionale.
Concludo con un pensiero che per noi non è solo simbolico, ma operativo:
chi si inginocchia davanti a una vittima, si deve anche alzare e lottare per i vivi.
Che Marah sia l’ultima.
Che questa tomba sia un punto di partenza.
Che il silenzio finisca.
E che la politica torni a farsi carico, senza ambiguità, della responsabilità morale che le compete.
Grazie“.