PONSACCO. Non è tardata ad arrivare la risposta di Federico D’Annibale, capo consigliere Lega Ponsacco, a seguito del messaggio apparso sui social a firma della lista Per Ponsacco con Francesca Brogi.
Un messaggio al vetriolo nei confronti della Lega Ponsacco che ha candidato “un avvocato che non distingue un’ammenda da un risarcimento come Sindaco” queste le parole in riferimento a Tecce.
“Siamo convinti che D’Annibale, da uomo di legge, non possa che essere contrario alla richiesta di dimissioni di un Sindaco per una sentenza non passata in giudicato per un reato per lo più che non è causa di incandidabilità e non comporta l’interdizione dai pubblici uffici” – conclude il messaggio.
Chiamato in causa, il Capo Consigliere Lega Ponsacco esprime il proprio pensiero a riguardo: “Innanzitutto vorrei far presente che, a seguito del proclamo propagandistico di apertura del presidente del consiglio, le opposizioni la parola hanno cercato di prenderla, segnatamente nella persona del consigliere Arrighini, immediatamente “stoppato” dal medesimo presidente sull’assunto che sulle sue comunicazioni non è prevista discussione; era quindi assolutamente inutile che la chiedesse anche la Lega considerato appunto il precedente.”
Risponde dunque così D’Annibale all’accusa rivolta dalla lista circa il mancato intervento di Tecce e della Lega alla riunione tenutasi durante l’ultimo Consiglio Comunale.
E continua: “È comunque curioso come, alla fine della seduta, in occasione della conferenza capigruppo, quando il sottoscritto ha avanzato la sua contrarietà all’operato del presidente, la succitata lista, rappresentata dal proprio capogruppo, sia rimasta in silenzio per poi sfogarsi oggi sul social.”
Mentre sulla richiesta di dimissioni del sindaco, D’Annibale si dice pienamente d’accordo per due motivi: “Il primo per un motivo di coerenza, visto che il sindaco in passato ha dimostrato di non tener conto e di disprezzare lei stessa il principio di non colpevolezza; il secondo perché essendo pur vero che quel reato non è previsto tra quelli che rilevano ai fini della candidabilità, non si deve dimenticare che una valenza politica nel caso di specie l’ha avuta, e come, visto che proprio sulla base di quell’affermazione, poi ritenuta diffamatoria, il sindaco ha chiesto il voto.”