Il discorso del primo cittadino di Cascina durante le celebrazioni per il 25 Aprile.
CASCINA. Festa della Liberazione, il discorso del sindaco Michelangelo Betti:
“Partiamo da un punto: la Costituzione italiana è antifascista. E non si tratta tanto di un tema lessicale, quanto della natura profonda del testo promulgato il 22 dicembre 1947 dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, al termine dei lavori dell’assemblea costituente presieduta prima da Giuseppe Saragat (PSIUP) e poi Umberto Terracini (PCI).
Affermazioni che vanno in direzione opposta o anche semplicemente diversa sono assimilabili a provocazioni, ancor prima che a revisionismo. Provocazioni a cui è necessario rispondere quando vengono pronunciate da esponenti politici di primo piano o rappresentanti delle istituzioni.
Avere responsabilità di governo o, in altri termini, detenere il potere non dà possibilità di riscrivere la storia. La politica può svolgere molte funzioni per la società, in termini immediati e di prospettiva, ma non può assumersi il ruolo di rilettura della storia.
Nel corso degli anni le celebrazioni del 25 aprile hanno avuto contenuti e toni diversi. Talvolta è sembrato che l’aspetto cerimoniale e consuetudinario prevalesse sul valore dell’appuntamento. In quegli anni è sembrato che il giudizio storico fosse consolidato e patrimonio condiviso e che la Liberazione dal nazifascismo non potesse diventare oggetto di vera discussione. Peraltro di una discussione di basso livello.
Lo scorso anno abbiamo ricordato i cascinesi uccisi dalle mani dei fascisti e dei nazisti sin dalle morti dell’inizio del 1922. Provando a raccontare come anche la nostra storia locale sia stata la declinazione di quella nazionale, sia stata un tassello di essa. In questo anno l’Amministrazione Comunale è tornata a sostenere i viaggi degli studenti dei nostri istituti comprensivi ai campi di sterminio. Sabato 29, alle 11, inaugureremo la rinnovata Piazza Caduti nei Lager Nazisti, con la presenza di Maria Paola Gargiulo, segretaria della senatrice Liliana Segre, dell’assessora regionale alla memoria, Alessandra Nardini, e con la musica dei giovani studenti dell’Istituto Comprensivo Paolo Borsellino. E tante sono state in questi mesi le iniziative pubbliche promosse dalle associazioni del territorio, come Anpi e Anmig.
Però, visto il dibattito di questi mesi, che ci ha ‘regalato’ lettere che citano il discorso di Mussolini dopo l’omicidio del socialista Giacomo Matteotti o discussioni oltraggiose della memoria, come quella su via Rasella e le fosse Ardeatine, serve ricordare anche il filo della grande storia, che ci vede più spesso testimoni che protagonisti.
E purtroppo la lettura del ventennio fascista è semplice. Un governo insediatosi con la Marcia su Roma, un capo del governo che diviene dittatore e azzera la libertà nel Paese, che lo isola, condivide le leggi razziali con il nazismo, porta l’Italia in guerra e, con un fronte che la attraversa da sud a nord, la lascia in macerie. Rovine materiali, rovine morali. Un Paese distrutto da chi lo aveva imprigionato, come in prigionia era finito chi dissentiva. In prigionia o intimidito o malmenato.
Serve consapevolezza e serve mantenerla, perché se in Italia il dibattito sul 25 Aprile è acceso, i binari dei campi di sterminio diventano spazio per selfie sorridenti. Tradendo così la memoria di chi in quei campi è morto. Tradendo chi ha lottato per mantenere in piedi quelle strutture e non cancellare quella pagina nera della storia.
Oggi siamo a ricordare, celebrare e festeggiare chi lottò per cambiare il Paese. Per cambiare un sistema che, dopo venti anni, sembrava non potesse essere scalfito. Siamo a ricordare, celebrare e festeggiare chi ebbe il coraggio di sfidare quel sistema. Quella generazione che ebbe il coraggio di costruire il fronte della resistenza in guerra ed ebbe la forza di guardare oltre le macerie, per ricostruire il Paese e condurlo in quel progetto europeo che ha garantito decenni di pace al continente.
In questi anni, con difficoltà minori rispetto a chi uscì dalla guerra, siamo però di nuovo di fronte a problemi inediti, derivanti dalla mancanza di una vera crescita da oltre un quarto di secolo, dalle conseguenze della pandemia e dal presente di una guerra in Europa e crescenti tensioni internazionali. Problemi e difficoltà che possono essere affrontati come comunità nel Paese e nel continente o che possono essere affrontati puntando su una riscoperta di quei nazionalismi che hanno insanguinato l’Europa nella prima metà del Novecento. Nazionalismi che riescono sempre a trovare nell’altro il colpevole dei problemi (Europa o migranti), ma che raramente riescono a proporre soluzioni plausibili per uscire dalle difficoltà.
Chiudo con una dichiarazione di Tina Anselmi: ‘Se è vero che la Costituzione è figlia della Resistenza, dobbiamo stare attenti che il tempo non consumi il patrimonio civile, politico. La Resistenza, da questo punto di vista, non è mai finita’.
Viva il 25 Aprile, viva l’antifascismo, viva la Liberazione“.