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venerdì 26 Aprile 2024

2.159 iscrizioni e 2.175 cessazioni di impresa in provincia di Pisa nel 2020: è il minimo storico

10:40

PISA. Per la provincia di Pisa il 2020 si chiude, per il secondo anno consecutivo, con una contrazione della dinamica imprenditoriale.

Il tasso di crescita segna infatti un -0,04% pari, in valore assoluto, ad un saldo di -16 aziende: un dato migliore rispetto al 2019 quando il saldo fu negativo per -54 unità. Nel confronto con altri territori, Pisa mette a segno un risultato lievemente migliore rispetto alla Toscana (che arretra del -0,1%) mentre l’Italia segna un modesto +0,3%: un risultato raggiunto, anche quest’anno, grazie alla spinta proveniente dalle regioni meridionali. La flessione nel numero di imprese registrate in provincia di Pisa è frutto della contrazione dell’iscrizione di nuove imprese che porta il dato 2020 a quota 2.159. A questo valore si associa addirittura una maggiore contrazione delle chiusure di impresa, che portano il totale delle cessazioni (al netto delle cessate d’ufficio) a 2.175 unità.

 

“I dati sulla dinamica d’impresa confermano l’impressione di un’economia provinciale che, almeno su questo fronte, stenta a ritrovare vivacità. La pandemia ha infatti solo acutizzato una stagnazione che era già in atto mentre, al momento, i suoi effetti sul tessuto imprenditoriale sono ancora limitati. In prospettiva, con la fine del blocco dei licenziamenti prevista a marzo e la fine dei sostegni, ci aspettiamo che molte persone proveranno a mettersi in proprio o a riavviare un’impresa. La Camera di Commercio e la Fondazione ISI, per quanto di loro competenza, sono pronte a supportarle con attività formative e consulenziali per approcciare la decisione di avviare un’attività in modo consapevole e programmato evitando così crisi ulteriori.” – afferma Valter Tamburini, Commissario straordinario della Camera di Commercio di Pisa. 

Per comprendere la situazione che sta vivendo il tessuto economico provinciale è utile analizzare gli andamenti su di un arco temporale più lungo. Se infatti fino al 2014 erano oltre 3mila le imprese che annualmente si iscrivevano al Registro Imprese della Camera di Commercio di Pisa, successivamente tale numero si è complessivamente ridotto tanto che tra il 2014 e il 2020 mancano all’appello quasi mille iscritte. Stesso ragionamento per le imprese espulse dal sistema produttivo: anche il loro numero, nel corso degli anni, tende progressivamente a calare. Il 2020, a causa della pandemia da covid-19, ha acutizzato questa perdita di “vivacità” del sistema con le nuove iscritte che calano in un solo anno del -14,9% e le cancellazioni addirittura del -16,4% toccando i minimi storici per entrambi.

I dati sulle cessate e iscritte del 2020 portano il tasso di mortalità (5,0%) a toccare  il suo minimo storico superando, seppur di poco, quello di natalità (sceso al 4,9%).

Tuttavia, gli effetti del covid-19 sulla dinamica d’impresa sono in buona parte ancora da quantificare a causa di una serie di fattori tra loro correlati. Tra questi vi sono l’attesa degli incentivi che debbono ancora essere riscossi (dalle sole imprese che saranno attive) ed elementi di carattere amministrativo come le cessazioni delle ditte individuali che possono essere effettuate entro gennaio dell’anno successivo. Anche i fallimenti depositati al Registro delle Imprese si vedranno dopo qualche tempo così come, più avanti, emergeranno gli effetti sulla dinamica d’impresa della fine del blocco ai licenziamenti.

Pisa si conferma la seconda provincia della Toscana

Nel 2020 il numero di aziende iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Pisa scende a 43.674 (per toccare quota 53.814 prendendo in considerazione anche le unità locali), confermando il secondo posto a livello regionale della provincia rispetto alle altre province toscane tanto sul fronte delle imprese che delle unità locali.

Crescono le Srl semplificate. Ditte individuali e società di persone in calo

Se si eccettuano le società di capitali, il 2020 segna per Pisa un ridimensionamento delle aziende costituite in tutte le forme giuridiche. L’impresa individuale, la più semplice e più diffusa forma d’azienda, segna un -0,7% (-162 aziende) mentre le società di persone arretrano del -1,6% (-136 unità). In flessione anche le altre forme giuridiche (-0,5%, -5) tra le quali sono ricomprese le Cooperative (-2%, -10). Il comparto Artigiano continua nel 2020 perde il -0,2%, corrispondente ad un calo di 16 unità. Continua la crescita, invece, delle società di capitali (+2,3%, +287 aziende) all’internio delle quali spiccano le Srl (+72, +0,7%). Questo raggruppamento vede un aumento molto consistente del sottogruppo delle Srls (le Srl semplificate), che segnano in un solo anno un aumento del 13,7% pari a 218 unità, mentre le SpA continuano a perdere terreno: -1,3% (-3 aziende). Il successo delle Srls è legato al regime di vantaggio non solo per quanto riguarda il capitale sociale necessario alla sua costituzione, che tuttavia rappresenta un limite nel momento in cui si fa una richiesta di finanziamento, ma anche per le formalità e costi di costituzione anche se, in virtù del limitato apporto di capitale necessario per avviarle, non pare indicata per progetti imprenditoriali particolarmente complessi.

Continua l’ascesa delle imprese gestite da stranieri, in calo le femminili. L’invecchiamento della popolazione “colpisce” le imprese giovanili

Nel 2020 continuano a crescere in maniera rilevante le imprese a maggioranza straniera (imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone non nate in Italia) che con 5.717 unità rappresentano il 13,1% del tessuto imprenditoriale provinciale. Cala invece il numero delle imprese a conduzione femminile (imprese partecipate in prevalenza da donne) che si assestano a quota 9.634, con una incidenza percentuale sul totale che tocca il 22,1% delle imprese complessivamente presenti in provincia. Continua la contrazione delle imprese giovanili (imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni) che a causa della stagnazione complessiva della dinamica imprenditoriale cui si unisce il progressivo aumento dell’età degli imprenditori già presenti in azienda, scendono a quota 3.368 unità: quasi mille imprese under 35 in meno rispetto al 2015.

Battuta d’arresto per il commercio al dettaglio, cresce quello on-line. Gli incentivi fiscali spingono le imprese edili

Nel 2020 tra i diversi macro-settori, gli unici che mettono a segno una crescita sono le costruzioni (+77 aziende, +1,2%), che beneficiano dei numerosi interventi pubblici di agevolazione come bonus e sgravi fiscali per interventi di riqualificazione edilizia, e in misura più contenuta le utilities (+5, +3,5%). Arretrano invece l’industria in senso stretto (-57, -1,1%), i servizi (-15, -0,1%) e l’agricoltura (-21, -0,6%) settore quest’ultimo che continua il suo pluridecennale percorso di ridimensionamento. Scendendo nel dettaglio dei settori, variazioni positive interessano trasversalmente l’economia provinciale. All’interno di un manifatturiero che continua a contrarsi (-56, -1,1%), crescono le aziende della meccanica (+3, +16%) mentre arretrano quelle della filiera moda come la concia (-28, -3%) e le calzature (-8, -1,3%). A registrare una flessione, troviamo anche i metalli (-12, -2,1%) ed i mobili (-2, -0,4%). Tra i servizi, una pesante battuta d’arresto si registra nel commercio al dettaglio (-108, -1,7%) con punte significative per quello ambulante (-52, -2,5%). Sempre nel commercio al dettaglio, crescono le aziende che operano via internet(+36, +23,4%): un comparto già in crescita nel 2019 ma che nel 2020 ha beneficiato del lungo periodo di lockdownindotto dalla pandemia. Nel 2020 crescono anche le aziende operanti nel commercio e riparazione di autoveicoli (+24, +2,3%). Nel terziario continuano a crescere le realtà imprenditoriali legate al turismo come i ristoranti (+42, +2,4%) mentre si riduce il numero dei bar (-27, -2,4%) e delle attività di alloggio (-5, +0,9%). In crescita, nel 2020, l’immobiliare (+45, +2%), le attività professionali (+24, +1,6%) comparto all’interno del quale sono ricomprese le attività di direzione aziendale, comunicazione, consulenza, ricerche di mercato, fotografia, design, interpretariato, pubblicità, veterinari, ecc. ma anche le attività artistiche, sportive e di intrattenimento quali palestre, parchi divertimento, sale giochi, discoteche, ecc. (+12, +1,9%). In diminuzione invece i servizi più direttamente dedicati alla persona come lavanderie, estetiste, parrucchieri, centri benessere, ecc.  (-6, -0,4%) ma anche il trasporto merci su strada (-8, -1,5%).

Cresce l’Area pisana e la Val di Cecina, in calo la Valdera e il Valdarno inferiore

La micro-contrazione della dinamica d’impresa interessa soprattutto la Val d’Era (-0,3%, -33 aziende) e il Valdarno Inferiore (-0,2%, -20 aziende). In controtendenza troviamo invece l’Area pisana, con 32 aziende in più rispetto all’anno precedente ed una crescita dello 0,2%. Cresce, pur a tassi molto contenuti, anche un territorio che negli ultimi anni si era sempre ridimensionato come la Val di Cecina (+0,1%, pari a 5 aziende in più).

Nel 2020 anche il bilancio nella dinamica d’impresa analizzato a livello comunale non evidenzia fenomeni di particolare rilevanza. Il comune che nel corso del 2020 ha segnato il risultato migliore è San Giuliano Terme (+33 imprese il saldo, pari ad un +1,5%) seguito da Cascina (+31, +0,9%) e Ponsacco (+20, +1,2%). Valori positivi si registrano anche per Castelfranco di Sotto (+11, +0,7%), Buti (+9, +2,1%), Volterra (+8, +0,7%), Calcinaia (+5, +0,4%) e Calci (+4, +1,1%). Flessioni, anche queste di modesta entità, per tre “poli” dell’economia provinciale come Pisa (-31, -0,3%), Santa Croce sull’Arno (-22, -0,9%) e Pontedera (-19, -0,5%).

NOTA METODOLOGICA

Questa nota è stata realizzata utilizzando le informazioni provenienti dalla banca dati Infocamere-Stockview. Dal 1 gennaio 2008 è stata adottata da Istat una nuova codifica delle attività economiche denominata Ateco 2007. Il Registro Imprese ha recepito tale classificazione a partire dal 1 gennaio 2009 e partire dal primo trimestre 2010 Infocamere pubblica i dati settoriali solamente nella classificazione Ateco 2007.

 

 

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