Le dichiarazioni di Elena Cavallini.
In un’Italia dove spesso l’indifferenza scivola lungo i marciapiedi e lo sguardo si abbassa davanti alla povertà, c’è chi ha scelto di alzare la testa e tendere la mano. È il caso di Elena Cavallini, che da settimane si sta occupando concretamente di un senzatetto di Pontedera città, conosciuto come Antonio, diventato simbolo di un problema troppo spesso ignorato o peggio, nascosto.
“È la prima volta che mi imbatto nei problemi della strada“, racconta Cavallini. “Chiaramente, più la città è grande e più si incontrano problemi gravi, che magari non si erano mai visti o valutati prima“.
Tutto è iniziato quando Elena ha notato Antonio, un uomo dagli “occhioni celesti” che a fatica riesce a sostenere lo sguardo degli altri, “mentre la gente lo guarda con disgusto, lo deumanizza, probabilmente sentendosi superiore, credendo che a loro non possa mai succedere“.
Invece di voltarsi dall’altra parte, Elena ha deciso di agire. Ha contattato l’amministrazione comunale, parlando direttamente con l’assessore Alessandro Puccinelli e con la vicesindaca, trovando subito “parere favorevole e terreno fertile per l’aiuto a questa persona“. Grazie a questa sinergia, è nato un percorso condiviso, fatto di piccoli ma concreti passi: dalla burocrazia, spesso insormontabile, al supporto sanitario perché Antonio, oltre a essere senza casa, è anche gravemente malato.
“Sono tre settimane che me ne sto prendendo cura insieme al Comune. Abbiamo parlato con la Misericordia, con la Caritas, stiamo cercando soluzioni e risolvendo i problemi burocratici“, spiega Cavallini. “Ma la domanda che tutti dovremmo porci è: come mai nessuno si avvicina mai a queste persone chiedendo ‘perché sei per strada’?“.
Un’interrogazione che Elena trasforma in denuncia, ricordando che la maggior parte dei senzatetto non sceglie quella vita, ma vi scivola dentro per problemi psicologici, fisici o, molto più spesso, per aver perso il lavoro, ritrovandosi abbandonato dallo Stato.
Cavallini prende anche posizione sull’articolo apparso di recente sui giornali, firmato dalla signora Antonella Ferretti, che smentisce con fermezza. CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO
“Trovo disgustoso farsi pubblicità gratuita sulle disgrazie del mondo. La signora Ferretti è andata più volte dai carabinieri non per aiutare Antonio, ma perché non lo voleva più in via Gotti. Diceva che era indegno vedere un senzatetto in centro, ma che in periferia si può accettare. Questo non è risolvere un problema, è solo spostarlo. Il problema non è stato risolto dalla signora Ferretti, che con la sua denuncia avrebbe soltanto rovinato una persona“, dichiara Cavallini.
Con grande determinazione, Cavallini rivendica l’impegno suo e delle istituzioni locali: “Sono io quella signora che ha telefonato al comandante dei Carabinieri, che ringrazio per non aver firmato un foglio di via che avrebbe condannato Antonio alla morte in tre giorni“.
Grazie a questo lavoro quotidiano, Antonio sta lentamente ritrovando una dignità. Si lava, cura il suo spazio, mantiene contatti costanti con Elena. “Mi ha detto davanti all’assessore: ‘Io da solo non ce la faccio, ma se mi prendi per mano ti prometto che farò un percorso’. Da allora è cambiato: si lava, si prende cura dei suoi vestiti, dorme più sereno. Questo è aiutare, non allontanare“.
Il gesto di Elena ha smosso anche la città. Sempre più persone passano da Antonio per portargli una coperta, un pasto caldo, un saluto. “Non lo spostano, gli stanno accanto. Questo è il cambiamento vero“.
Conclude con un appello chiaro e una condanna a chi strumentalizza queste situazioni per fini personali o politici: “Il volontariato se lo si fa, lo si fa in silenzio ma per davvero. Non ho bisogno di pubblicità. Mi trovo costretta oggi a raccontare questa lunga e cruda verità perché la signora Ferretti non mi ha lasciato scelta. Ma ora, chiaramente, sapete qual è la mia posizione, quella del Comune e quella di Antonio“.
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