Con l’approvazione definitiva in Senato del disegno di legge sui reati contro gli animali, l’Italia compie un passo importante verso una maggiore tutela del benessere animale e una più efficace repressione dei crimini commessi a loro danno.
Il provvedimento, fortemente sostenuto dalle associazioni ambientaliste e animaliste, riconosce finalmente gli animali come vittime dirette dei reati, in linea con quanto previsto dall’articolo 9 della Costituzione.

«A dieci anni dall’approvazione della legge sugli ecoreati che prevede i delitti ambientali nel Codice penale, ora arriva un altro importante passo di civiltà, grazie all’approvazione definitiva del Ddl sui i reati contro gli animali» – dichiarano Legambiente e WWF Italia, sottolineando come la nuova legge rappresenti «un passo in avanti significativo che auspichiamo venga rafforzato dalla giurisprudenza».

La legge, promossa dalla parlamentare di Noi Moderati Michela Vittoria Brambilla, introduce un inasprimento delle pene per una serie di reati già previsti nel Codice penale:
- Uccisione di animali (art. 544-bis): la pena detentiva passa da 4–24 mesi a 6–36 mesi, con un’ammenda da 5.000 a 30.000 euro.
- Maltrattamento di animali (art. 544-ter): l’arresto viene elevato da 3–18 mesi a 6–24 mesi.
- Spettacoli e manifestazioni vietate (art. 544-quater): la sanzione pecuniaria va da un minimo di 15.000 fino a un massimo di 30.000 euro.
- Combattimenti clandestini (art. 544-quinquies): la pena detentiva aumenta da 12–36 mesi a 24–48 mesi.
Sono previste anche circostanze aggravanti se i reati vengono commessi alla presenza di minori, su più animali, o se diffusi tramite video e social media. Inoltre, per la prima volta, si introduce una responsabilità amministrativa anche per enti, società e associazioni, con sanzioni pecuniarie fino a 500 quote in caso di reati commessi a loro vantaggio.
Nonostante il riconoscimento dei progressi ottenuti, Legambiente e WWF Italia non mancano di evidenziare le criticità e le mancanze del provvedimento: «Questa legge, però, non coglie l’importante occasione di attuare la nuova Direttiva europea 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente». In particolare, le associazioni chiedono l’inserimento nel Codice penale del reato di bracconaggio e del traffico illecito di specie protette, oltre a pene minime detentive di almeno tre anni per chi commette questi crimini, come previsto dalla normativa europea.
A preoccupare ulteriormente le organizzazioni è il possibile arrivo in Parlamento di un nuovo disegno di legge sulla caccia, annunciato dal Governo Meloni, che rischia di contraddire lo spirito della legge appena approvata: «L’intenzione del Governo di presentare un DDL caccia che di fatto legalizza il bracconaggio \[…] svuoterebbe di significato le norme oggi approvate», ammoniscono WWF e Legambiente, sottolineando il rischio di aumentare le disuguaglianze tra animali domestici e selvatici.
In conclusione, se da un lato l’approvazione del DdL sui reati contro gli animali segna un importante traguardo per i diritti animali in Italia, dall’altro resta aperta la partita del suo completo adeguamento agli standard europei e della sua coerenza con le future politiche ambientali e faunistiche del Paese. La sfida, ora, è tradurre queste nuove norme in una giustizia realmente efficace ed equa per tutti gli esseri viventi.