“È innegabile che negli ultimi decenni – si riporta nel loro documento di presentazione – si sia assistito a un indebolimento, e, in alcuni casi, a un vero e proprio annullamento, dei diritti. Si tratta di un fenomeno che, purtroppo, investe tutta la società.
A farne maggiormente le spese sono quelle persone che vengono comunemente indicate come appartenenti a categorie deboli”.
“Una definizione che, in realtà, non ha un vero significato. Che cosa significa debole”? Quale tipo di misura è stata utilizzata per inserire talune persone nella categoria debole”?
“Ma soprattutto,- continua il documento del MRU – misura e categoria sono strumenti che una società civile dovrebbe utilizzare nella considerazione delle persone? Forse sarebbe meglio dire che se da un lato tutte le persone hanno bisogno di tutele, una parte ne necessita di differenziate e più specifiche rispetto alla maggioranza. Conseguentemente la loro presa a livello di massa è minore e, quindi, risultano meno spendibili per ottenere consenso”.
“La questione, però, è più articolata. Il mancato riconoscimento di un solo diritto, a maggior ragione se si tratta di un Diritto Umano, anche se sembrerebbe riguardare una fascia molto ristretta della comunità o, paradossalmente, una sola persona, rappresenta un’ingiustizia nei confronti dell’intera società in quanto, implicitamente, racchiude il consenso alla violazione anche degli altri diritti”.
“Per questo il Movimento Rivoluzione Umana (MRU) – si scrive nel documento di presentazione – si propone di porsi in difesa dei diritti, in particolare di quelli che più rischiano di essere ancora più dimenticati.
Il Movimento si basa sul riconoscimento del Valore della persona Umana, così com’è: con le sue potenzialità e i suoi bisogni, su questo la politica deve rispondere, dotando la persona di tutti quegli strumenti di cui necessita affinché diventi un cittadino con le stesse opportunità degli altri e attivo nella società, con la conseguenza di creare maggior benessere e felicità collettiva”.
“Con questo ribaltamento di pensiero etico, civile, morale e culturale che prevede di mettere al centro la Persona, il Movimento Rivoluzione Umana si propone di crescere e di strutturarsi in un movimento civico politico ed avere così la possibilità di confrontarsi alla pari con le istituzioni e la politica.
Otteniamo sempre le stesse cose perché facciamo le stesse cose”.
“Il nulla!
“Dobbiamo cambiare noi o finiremo per essere schiacciati del tutto. Chi pensa – riporta il documento web – di voler continuare a coltivare il suo orticello è fuori tempo massimo, è impensabile poter portare avanti delle battaglie così importanti e fondamentali per la nostra vita in modo individuale ed egoista.
Proseguire su tale strada significherebbe soltanto dare luogo all’ennesimo spot di pubblicità progresso.
Continuare a delegare ad altri decidere cosa è meglio per la nostra vita è deleterio. Non abbiamo da barattare o da contrattare le nostre vite con la politica e con personaggi ad essa legati.
Non dobbiamo più permetterlo a nessuno di giocare con le nostre vite, non sulla nostra pelle”.
“È arrivata l’ora di dire basta! Dobbiamo reagire e dobbiamo farlo noi! Nessuno si senta solo, ognuno di noi può fare qualcosa, anche piccola, ciascuno di noi è importante.
Prendiamocene la responsabilità”. Partendo proprio da noi! Conclude il documento del neo-movimento politico
Ecco di seguito le proposte di programma:
– Subito aumento delle pensioni di invalidità a 800 euro, non più miseri contributi ed elemosina di Stato;
– Istituzione di una legge nazionale specifica per i progetti di Vita Indipendente (finanziata in base al bisogno di ciascuno) per favorire l’autodeterminazione e per le pari opportunità e, in tutte le province, di agenzie per la vita indipendente, preposte alla sua attuazione ed alla promozione del fare;
– Istituzione di una legge nazionale per i caregiver (familiari che si prendono cura ed assistono i loro congiunti) che preveda tutele assicurative adeguate e una retribuzione mensile in base alle ore di assistenza di cui necessita la persona con disabilità;
– Non più finanziamenti di inutili progetti temporanei ed eliminazione di tutti quei servizi vecchi e obsoleti: sono solo un costo e mirano esclusivamente all’assistenzialismo;
– Il diritto allo studio non più solo uno slogan. Rivisitazione complessiva della struttura dell’assistenza scolastica e universitaria che si basi sui bisogni oggettivi di ciascuno dei bambini e dei ragazzi: dotandoli di strumenti informatici, meccanici e tecnologici più utili e di ultima generazione; assunzione a tempo indeterminato di un numero adeguato di personale docente preventivamente formato e specializzato;
– Non più sottomissione al volere politico e dirigenziale: da subito un decreto nazionale che obblighi le regioni e gli enti locali a riconoscere la libertà di scelta alle persone con disabilità e alle loro famiglie di quali servizi usufruire, compresa l’assistenza indiretta;
– Non più cittadini di serie a, b, c…
No all’autonomia differenziata regionale: via la Sanità ed il Sociale dalle mani delle regioni dove si annidano interessi personali e di partito per tornare a essere gestite dal Governo centrale;
– Non più sottomissione e valutazione tramite parametri, siamo persone non robot; Eliminazione delle infinite ed inutili commissioni: sono solo un costo, generano depressione e umiliazioni: via i tanti moduli standardizzati e numerati;I parametri li utilizzava Hitler!
– Introduzione di un’unica “figura” di riferimento per la persona e la famiglia che lavori sui bisogni specifici e sulle potenzialità della persona che non dovrà più essere assoggettata a un sistema come quello attuale, basato sulla negazione dei diritti Umani;
– Nomenclatore tariffario nazionale: aggiornato annualmente con l’inserimento di protesi, ausili e software di ultima generazione tecnologica e meccanica;
– Per i bambini: parallelamente alle attività didattiche e scolastiche, avviamento sull’intero territorio nazionale dei P.I.A. (Punti per l’indipendenza e l’autonomia): strutture attrezzate con gli strumenti più adatti e di personale specializzato per l’introduzione all’autonomia e all’indipendenza;
– Non più cicli temporanei di fisioterapia, ma inserimenti di adeguati finanziamenti per la fisioterapia continuativa ed adattata;
– Superamento dei centri diurni che funzionano solo sulla “carta”: per come sono attualmente strutturati, rappresentano solo uno spreco infinito di soldi, di risorse umane e con la funzione di “parcheggio” dei ragazzi che ne rimangono ghettizzati;
– Per gli adulti: Istituzione dei P.I.A.A. (Punti per l’indipendenza e l’autonomia adulti) che lavorano in stretto contatto con i P.I.A per il passaggio naturale dall’età evolutiva a quella del raggiungimento della maggiore età;
Incremento, dei servizi ABA e C.A.A. e dell’ausilio degli Assistenti alla Comunicazione;
– Superamento dell’inadeguata legge 68/99: così com’è, il lavoro per chi è iscritto al “collocamento mirato” rimane un’utopia;
– Istituzione su tutto il territorio nazionale dei P.F.P. (Punti per la formazione e la professionalizzazione continua) strutture appositamente dedicate a cui accedere dopo il regolare percorso scolastico, attrezzati di tutti gli strumenti necessari e gestiti da personale specializzato allo scopo di formare e garantire (in collegamento diretto con le aziende) una professione e un lavoro dignitoso a ciascuna persona coinvolta;
– Non più mille norme ed infiniti uffici da inseguire ma Istituzione di una legge unica per le disabilità;
Sport per tutti e non più ghetti ed esclusione: istituzione di una legge nazionale che obblighi tutti gli impianti sportivi come palestre, parchi per il tempo libero e lo svago, sia pubblici che privati, di attrezzarsi degli strumenti adatti e di personale specializzato al fine di accogliere tutti;
– La disabilità non più monopolizzata: istituzione di un ”tavolo” nazionale permanente, equamente composto da esponenti di associazioni di vario livello;
– Lotta senza fine per l’abbattimento di tutte le varie barriere: investimenti per l’accessibilità tutta;
– No alla segregazione e agli istituti: ristrutturazione e superamento delle attuali RSA e RSD luoghi di morte e sofferenze per dare spazio a dei reali progetti del “Dopo di noi, durante noi”;
– Abolizione dei tanti servizi vecchi e superati;
– Non più investimenti in opere faraoniche inutili per la collettività: rappresentano un costo e non creano alcun benessere per le persone;
– Turismo accessibile per tutti: non più appositi autobus e gite ghettizzanti;
– Supporto psicologico, in caso di necessità, per le persone con disabilità e i loro familiari;