Martina Liut: “Chi vede violenza, usa violenza. E’ un circolo vizioso che va spezzato e siccome in ospedale passano tantissime persone, ognuna con un proprio vissuto particolare, abbiamo voluto lanciare loro un segnale, un messaggio, una riflessione”.
L’ospedale Lotti di Pontedera si prepara a celebrare la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne” con una installazione che dall’atrio dell’ospedale si dipana fino al reparto di ostetricia. Basta seguire il rosso. Nello specifico il filo rosso che dalla panchina contro la violenza sulle donne, anch’essa rossa, allestita nell’atrio dell’ospedale, conduce all’ingresso del reparto di ostetricie e ginecologia. Qui un paio di forbici, ovviamente rosse, tagliano il filo della violenza che ha accompagnato il visitatore tra la cronaca quotidiana dei femminicidi e l’impegno delle donne per contrastare questo fenomeno.Â
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“Vogliamo parlare in particolare a chi vive le situazioni più difficili – dice Martina Liut, direttrice del reparto di ginecologia e ostetricia pontederese – a chi vive l’esperienza della violenza nel quotidiano. Chi vede violenza, usa violenza. E’ un circolo vizioso che va spezzato e siccome in ospedale passano tantissime persone, ognuna con un proprio vissuto particolare, abbiamo voluto lanciare loro un segnale, un messaggio, una riflessione. Abbiamo pensato di farlo con un filo rosso che tiene insieme articoli di giornale che raccontano delle violenze, dei femminicidi, ma anche frasi di donne che si sono ribellate alla logica del sopruso”.Â
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“Ricordo che il nostro ospedale è sempre a fianco delle donne, 24 ore su 24, grazie al codice rosa. Le donne che subiscono violenza e che arrivano in ospedale per curarsi dalle botte subite possono chiedere di attivare questa rete che fornisce non solo assistenza sanitaria ma anche socio-sanitaria, con percorsi pensati specificatamente per i bisogni delle donne e di tutte le vittime di violenza, fornendo anche protezione nel pieno rispetto delle scelte della persona”. Â
Il codice rosa opera in stretta sinergia con enti, istituzioni, associazioni ed in particolare con la rete territoriale dei centri antiviolenza. Il percorso può essere attivato rivolgendosi agli operatori dei servizi, in qualsiasi modalità di accesso al Sistema sanitario nazionale, in area di emergenza-urgenza (118 e Pronto Soccorso), durante un ricovero ospedaliero, negli ambulatori, nei consultori o negli altri servizi territoriali.