Il mondo attende… E la Chiesa si prepara a voltare pagina.
Con la fine del pontificato di Papa Francesco si apre una nuova, delicata fase per la Chiesa cattolica. Il mondo guarda ora al prossimo conclave, che verrà convocato tra circa 15-20 giorni e sarà guidato dal cardinale Giovan Battista Re, mentre nel frattempo la gestione temporanea della Santa Sede è affidata al camerlengo Kevin Farrell.
I cardinali elettori saranno 135, superando il limite canonico di 120, e tra questi ben 110 sono stati nominati proprio da Papa Francesco, espressione di una linea teologica e pastorale generalmente considerata progressista. Un dato che potrebbe pesare nelle dinamiche della votazione, ma che non esclude possibili sorprese, come insegna la storia.
Tra i nomi più accreditati come possibile successore, il più solido appare quello del cardinale Pietro Parolin, attuale segretario di Stato vaticano. Figura di grande equilibrio e influenza, è considerato il “naturale” successore, grazie anche ai suoi ottimi rapporti all’interno della Curia.
Molto quotato anche il cardinale Luis Antonio Tagle, filippino, volto noto della Chiesa asiatica e tra i più vicini a Papa Francesco. Se venisse eletto, sarebbe il primo Papa proveniente dall’Estremo Oriente.
Altro nome che circola con insistenza è quello dell’ungherese Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, apprezzato per la sua moderazione e autorevolezza. Sul fronte italiano, tra i candidati più discussi spicca Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, rappresentante di un cattolicesimo inclusivo e dialogante.
Tra le figure più vicine al cuore di Francesco, spunta anche Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, simbolo della Chiesa delle periferie e dell’impegno concreto per i poveri. Tuttavia, la sua scarsa esperienza di governo potrebbe rappresentare un limite.
Da non sottovalutare la candidatura del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ben considerato in Vaticano, così come quella del cardinale Peter Turkson, ghanese, tra i pochi africani con reali possibilità di essere eletti.
Completa la rosa dei papabili l’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline, figura rispettata nell’episcopato europeo.
Nonostante le previsioni, la storia del Conclave insegna che tutto può accadere. Frasi come “chi entra Papa ne esce cardinale” non sono solo folklore: dalla mancata elezione di Angelo Scola nel 2013 all’inaspettata ascesa di Giovanni Paolo II nel 1978, la tradizione delle sorprese è viva più che mai.
Al momento, appaiono poco probabili le elezioni di cardinali provenienti dagli Stati Uniti o dal Sud America, per motivi prevalentemente geopolitici. Ma l’unica certezza, finché le porte della Cappella Sistina non si chiuderanno alle spalle dei cardinali, è che tutto è possibile.