La variante inglese si dilaga a macchia d’olio su quasi tutta l’Italia, la curva del contagio cresce ogni giorno e la campagna di vaccinazione prosegue a piccoli passi.
L’andamento dell’epidemia da coronavirus in Italia non regala notizie positive e il primo ad esserne preoccupato è il primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. Parlando proprio delle varianti, quella inglese in particolar modo, Galli ha spiegato come la velocità di trasmissione sia maggiore del 37 o del 40%, questo a sottolineare come il virus viaggi anche più lontano del solito metro e mezzo e come infetti più efficacemente bambini e ragazzi. Questo è il caso anche della Toscana, basti pensare come nella sola Cecina all’interno dell’Rsa Iacopini 16 dei 51 casi di contagio verificatisi siano riconducibili alla variante inglese e allo stesso tempo come si siano susseguiti decina e decina di contagi anche nella scuola (ve ne abbiamo parlato QUI nell’articolo precedente).
Galli, nel suo intervento all’interno della trasmissione di Rai 3, Agorà, ha precisato: “Una concentrazione magari anche inferiore delle famose goccioline riesce ad arrivare qualche centimetro piu in là e ad arrivare ugualmente ad infettare per la maggiore affinità di questa variante per i nostri recettori cellulari. Sono ipotesi che hanno una loro logica e che ci spaventano in modo particolare”. Per l’infettivologo la variante inglese diventerà prevalente, più di quanto già non lo è.
Tornando alla Toscana, un monitoraggio effettuato ha rilevato come la percentuale di casi dovuti a variante inglese presenti in regione oscillino tra il 40% e il 50%, segno di come tale variante ormai circoli a piede libero anche sul nostro territorio. I casi di variante inglese, quindi, oggi si cercano e si trovano, molto più di prima. A questa si aggiungono anche le varianti sudafricana e brasiliana, che fanno scattare l’allarme. Fondamentale nella lotta alla pandemia sarà il vaccino, al momento unica ancora di salvezza. “Credo che si dovrebbero operare interventi vaccinali con una strategia parallela: da una parte vaccinare strati di popolazione, operatori sanitari, anziani, fragili; dall’altro cercare di usare il vaccino come ‘effetto barriera’ nelle aree maggiormente colpite” – ha suggerito Galli.
L.C.