“Chiudere i pubblici esercizi alle 1.30 senza adeguati controlli del centro storico vuol dire lasciare all’abusivismo commerciale la gestione del mercato degli alcolici. L’ultimo fine settimana è stata purtroppo l’ennesima testimonianza di come le ordinanze, da sole, non hanno alcun effetto”.
E’ dura la presa di posizione di Confesercenti Toscana Nord, con il suo presidente area pisana Luigi Micheletti, dopo il primo fine settimana in cui è entrata in vigore a Pisa la nuova ordinanza del sindaco sugli alcolici e sugli orari di apertura dei pubblici esercizi del centro storico. “Ancora una volta si affronta la questione della movida partendo da una visione sbagliata – incalza Micheletti -. I pubblici esercizi ed i loro gestori sono un presidio alla legalità, non la causa della mala movida. I gestori sono in grado di garantire il rispetto delle regole di somministrazione nei propri locali e nei loro spazi all’aperto. Anticipare la chiusura vuol dire lasciare tanti giovani, che senza il coprifuoco hanno voglia di rimanere fuori, nel centro senza alcun controllo e soprattutto nelle mani dei venditori abusivi che agiscono indisturbati. Senza dimenticare che il divieto di vendita di alcolici rivolto anche a locali che niente hanno a che fare con la movida, pensiamo ad esempio a enoteche, gastronomie o pizzerie da asporto, riporta i loro gestori in un nuovo lockdown”.
Secondo Confesercenti, quindi, i pubblici esercizi “dovrebbero avere la possibilità di allungare il proprio orario di apertura – dice ancora il presidente area pisana – proprio come presidio del centro storico. Non vediamo alternativa per arginare gli episodi visti ad esempio in piazza dei Cavalieri l’ultimo fine settimana. A meno che di improvviso non si recuperino uomini delle forze dell’ordine in grado di garantire i controlli. Ma sarebbe una città blindata, ipotesi che possiamo scongiurare proprio utilizzando i presidi naturali come le attività commerciali”.
L’affondo finale di Luigi Micheletti. “Anche nel caso dell’ultima ordinanza non abbiamo avuto alcun tipo di confronto con le istituzioni. Faccio riferimento al comitato dell’ordine pubblico per il quale ormai da anni chiediamo senza successo una convocazione periodica alla presenza delle associazioni di categoria. Non è una nostra assurda pretesa vista che in realtà a noi molto vicine, i nostri colleghi delle locali Confesercenti hanno addirittura partecipato a due comitati dell’ordine pubblico all’interno della stessa provincia per casi diversi nel giro di pochi giorni”.