L’INTERVISTA Oggi abbiamo intervistato Roberto Donadoni allenatore di calcio ed ex giocatore.
Anche Roberto Donadoni, come VTrend, fa parte di ARPA, una Fondazione non lucrativa di utilità sociale (O.N.L.U.S.) nata nel 1992 da una iniziativa del Prof. Franco Mosca all’epoca Direttore della Divisione di Chirurgia generale e Trapianti dell’Università di Pisa, per promuovere la ricerca e la formazione nei vari campi della Sanità. ARPA si occupa di solidarietà, medicina, musica e di formazione professionale di medici che lavoreranno in paesi poveri. Di questa fondazione, oltre a Donadoni, ne fa parte anche Carlo conti e Andrea Bocelli.
Di seguito potrete trovare l’intervista e le parole di Donandoni
Come si è avvicinato a questa fondazione?
“Il fatto di essermi avvicinato a questa realtà – afferma Donadoni – è perché ritengo che sia una cosa meravigliosa quella di poter contribuire alla ricerca e formazione nel campo della sanità, aiutare chi ha più bisogno di noi è il minimo che potevo fare.”
Secondo lei i giovani sentono l’importanza della solidarietà?
“Io credo che tutti i messaggi se vengono mandati nella maniera giusta vengono ascoltati, quindi perché no. Credo che questa generazione italiana sia una delle tante cose positive, esistono tante persone buone, perbene, volenterose e che hanno il desiderio di rendersi operose per chi ha più bisogno di noi. Fra i tanti esempi negativi della nostra società, ce ne sono tanti altri positivi come ARPA.”
Donadoni, lei ritorna dalla Cina dove ha avuto questa esperienza, che esperienza è stata?
“É stata una bella esperienza, aldilà che si sia conclusa a causa di alcuni rapporti con un general manager che ritengo non facesse ciò che andava fatto per far si che il calcio e la realtà cinese possano crescere. La Cina ha un numero impressionante di persone, e fra queste persone c’è grandissima possibilità di far crescere un movimento come il calcio. Avendo vissuto li per un anno, mi son reso conto della potenzialità di questo paese.”
C’è da parte sua la voglia di tornare sulla panchina di una nazionale, anche non italiana?
“Sono assolutamente aperto a qualsiasi tipo di soluzione, dal momento in cui ci sono le componenti giuste. Vediamo un po’ cosa riserva il futuro, ho chiuso i rapporti con la Cina da pochissimo e non vedo l’ora di ricominciare.”
Lei ha passato là anche il periodo Covid, che esperienza è stata?
“Il periodo vero di grande difficoltà lo abbiamo un po’ evitato. Nella città in cui io ero, già dalla fine di febbraio la vita era tornata pressoché alla normalità. Tutti indossavano le mascherine, con grande spirito collaborativo e senso civico, ad ora sembrano che abbiano veramente risolto il problema.”
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