PISA. Si è conclusa nella mattinata di oggi, lunedì 5 febbraio, l’occupazione studentesca presso il liceo scientifico Buonarroti.
Nella mattinata di oggi, lunedì 5 febbraio, si è conclusa l’occupazione studentesca presso il Liceo Scientifico Buonarroti di Pisa posta in essere la scorsa notte da circa venti ragazzi che, dopo aver forzato gli ingessi della scuola, si erano barricati con sedie e scrivanie per impedirne l’accesso ad altri.
Il personale delle Volanti, intervenuto a seguito di segnalazione da parte delle Guardie Giurate, aveva notato la presenza dei ragazzi all’interno della scuola, uno dei quali affacciatosi alla finestra con l’utilizzo di un megafono aveva spiegato le ragioni pacifiche dell’occupazione con la concomitante esposizione di uno striscione con la dicitura “2024 Buonarroti occupato #Scuole+sicure”. Fonte: Questura di Pisa
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato degli studenti
“Partiamo da un dato di fatto, oggi, Lunedì 5 Febbraio 2024, un gruppo di studenti non appartenente a nessun tipo di movimento politico è entrato nel liceo statale Filippo Buonarroti durante la notte, occupandolo. I nostri genitori ci hanno sempre esortato a studiare e a trovare il lato bello della scuola; ma se ci ritroviamo qua è proprio perché noi effettivi fruitori giornalieri non ci riteniamo soddisfatti. Uno studente che sia tale dovrebbe essere felice di andare a scuola, un luogo dove ampliare la propria mente e conoscere nuove persone, o almeno nei nostri sogni, dato che tutto ciò che riusciamo a vedere qui è un umido posto di lavoro dove recarsi per rincorrere un pezzo di carta che rivelerà al mondo quanto siamo intelligenti o meno. La nostra permanenza nei locali scolastici è resa ancora meno piacevole dalle condizioni in cui questi riversano, e quest’anno si sono ripresentati i soliti problemi strutturali: classi completamente fradicie, termosifoni incontinenti, e la lista continua… Ma nel 2023 possiamo dire di aver raggiunto l’apice di questo problema: durante l’orario scolastico, mentre gli studenti prendevano parte alle lezioni, un tetto dei piani superiori (la piccionaia) è crollato. A poco sono servite le successive manifestazioni degli studenti, dato che dalla scuola non è arrivato altro che silenzio stampa. La provincia però una cosa ce l’ha detta: dei controlli erano stati fatti poco precedentemente al fatto, e continuano ad esserci con cadenza biennale, almeno per quanto riguarda i sottotetti dei piani superiori. A noi questo fa un po’ ridere, perché mai ci saremmo aspettati una replica così poco persuasiva, davvero i vostri periti sono così poco capaci nel loro lavoro da farsi sfuggire danneggiamenti e falle così importanti? Forse le istituzioni aspettano solo un morto per potersi svegliare (almeno speriamo), ma se a loro un cadavere sulla coscienza non sembra pesare, noi studenti preferiremmo avere un dialogo diretto per poter segnalare ogni problematica che ci molesta durante la nostra quotidianità scolastica, così da rendere chiara la situazione che viviamo a poche centinaia di metri dai loro caldi e confortevoli uffici. La nostra scuola, per dirla tutta, non dovrebbe nemmeno essere qui. Dopo la costruzione nel 74 infatti, i progetti originali vedevano il Complesso Marchesi capace di “sopravvivere” per sì e no 35 anni, cosa che notiamo essere stata dimenticata, confidiamo senza cattiveria. Ma come sempre non c’è fine al peggio, e con il ritorno del dimenticato genocidio della Palestina e le recenti lotte transfemministe a cui abbiamo assistito, noi studenti prendiamo la palla al balzo per discutere anche di questo nelle mura della nostra gestione prolungata. In questa occupazione oltre a conoscerci meglio come individui e a divertirci nei laboratori, tratteremo con vari esperti molti argomenti di attualità, in modo da creare negli studenti consapevolezza, dando quindi i mezzi per poter avviare un dibattito, in modo che ognuno si possa creare una propria concezione del problema. Il nostro documento termina qui, e con la sua conclusione invitiamo tutti gli studenti del Buonarroti a partecipare numerosi, per poter protestare contro l’edilizia scadente proponendo contemporaneamente un metodo di insegnamento migliore“.