A darne notizia è l’associazione Luca Coscioni.
Il 17 maggio 2025, in provincia di Siena, si è verificato il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana, dopo l’entrata in vigore a febbraio della legge regionale che regola l’accesso alla morte volontaria. Daniele Pieroni, scrittore sessantenne affetto dal 2008 dal morbo di Parkinson e costretto da tempo a vivere con una Peg in funzione per 21 ore al giorno a causa di una grave disfagia, ha potuto scegliere consapevolmente di porre fine alla propria sofferenza.
A darne notizia è l’associazione Luca Coscioni, che ha seguito il caso fin dalle fasi iniziali. Pieroni aveva contattato l’associazione già nell’agosto del 2023, chiedendo informazioni sul percorso previsto dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019, nota come «Cappato-Dj Fabo», che ha aperto alla possibilità di suicidio assistito in determinate condizioni.
Secondo quanto riportato, Marco Cappato aveva fornito personalmente tutte le indicazioni utili, inclusi i dettagli sulle disposizioni anticipate di trattamento, la sedazione palliativa profonda e il distacco dei trattamenti in corso. Il 31 agosto 2023, Pieroni aveva formalizzato la richiesta all’Asl Toscana Sud Est. Il 22 aprile 2025, dopo le verifiche previste dalla legge, l’Asl aveva dato parere favorevole.
Pieroni ha confermato la sua decisione meno di un mese dopo, scegliendo di procedere nella propria abitazione. Il farmaco letale è stato preparato secondo i protocolli previsti e autosomministrato tramite un dispositivo a doppia pompa infusiva. Alle 16:47 Daniele ha attivato il dispositivo; alle 16:50 ha smesso di respirare, circondato da persone care.
Presenti al momento della somministrazione due dottoresse e un medico legale dell’Asl, oltre alla coordinatrice toscana dell’associazione Luca Coscioni, Felicetta Maltese, al fiduciario di Pieroni, Leonardo Pinzi, alle badanti e ai familiari.
La legge regionale sulla morte volontaria assistita, approvata a febbraio, è attualmente oggetto di un ricorso del Governo davanti alla Corte costituzionale. Come spiegato dal presidente del Consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo, la legge resta comunque in vigore fino al pronunciamento della Corte costituzionale.
«La legge toscana sul fine vita ha colmato un vuoto. Occorre però adesso una norma nazionale che formalizzi quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019». Così il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, dopo il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana a seguito dell’approvazione della legge regionale avvenuta lo scorso febbraio.
«Quanto avvenuto – spiega Giani – dimostra che la nostra legge, in realtà, non crea nuove condizioni, anche di disciplina, rispetto al fine vita medicalmente assistito. La legge si è limitata a tradurre in procedure obiettive, imparziali, neutre, uguali per tutti quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019. La legge toscana ha reso concreti i principi contenuti nella sentenza, permettendo ai cittadini di accedere ad un percorso di fine vita medicalmente assistito, rispettando il principio di autodeterminazione. In poche parole – ha concluso Giani – siamo davanti alla dimostrazione più evidente di quanto la legge toscana abbia momentaneamente colmato un vuoto, che però non abbiamo la presunzione di riempire per sempre. Diventa adesso opportuno arrivare a una legge nazionale che traduca i principi della sentenza della Consulta».
Nel frattempo, proprio Maltese, insieme a Marco Cappato e alla giornalista Chiara Lalli, è indagata per un altro caso legato all’accompagnamento in Svizzera di un cittadino toscano affetto da sclerosi multipla.
Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Antonio Mazzeo:
«Per la prima volta, la legge toscana sul fine vita è stata applicata. Un momento che segna non solo un precedente, ma soprattutto una conquista di civiltà, di dignità e di rispetto per la libertà individuale. Daniele Pieroni ha affrontato con coraggio il tratto più difficile della sua vita. Lo ha fatto in una Toscana che, pur tra ostacoli e opposizioni, ha voluto garantire un diritto: quello di scegliere. Con questa legge, approvata anche a fronte dell’impugnazione governativa, abbiamo voluto dare strumenti certi a chi soffre, ai medici, alle famiglie. La Toscana ha fatto la sua parte. E continuerà a farla. Ora tocca al Parlamento, affinché il diritto all’autodeterminazione diventi patrimonio di tutti, e non solo di chi vive in una regione che ha scelto di guardare avanti. A chi ogni giorno accompagna con delicatezza e umanità questi percorsi, va la nostra gratitudine. A Daniele, il nostro rispetto più profondo.»