Il presidente Maestri Accesi: “Senza attività commerciali di prossimità vengono meno i servizi essenziali, si riducono sicurezza e vivibilità”.
“Lo studio pubblicato dal Centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, sull’accessibilità della popolazione agli esercizi alimentari è una controprova delle difficoltà che stanno vivendo da oltre un decennio i negozi di vicinato”.
Sono il presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Stefano Maestri Accesi e il direttore Federico Pieragnoli a commentare lo studio che evidenzia come su 107 province italiane Pisa sia al 78° posto con solo il 32,1% della popolazione che ha accesso in 15 minuti a piedi in un negozio alimentare della grande o della piccola distribuzione. Questa percentuale varia tra Pisa città e il resto dei comuni. Per restare al piccolo negozio al dettaglio, a Pisa città la percentuale sale al 54,2% delle persone che hanno la disponibilità di un negozio alimentare in un raggio di 15 minuti, mentre nel resto della provincia, lo stesso indice scende al 29,1%. Una differenza che lo studio anche per la grande distribuzione.
“Senza attività commerciali di prossimità vengono meno i servizi essenziali, si riducono sicurezza e vivibilità, come ha dimostrato in modo esemplare l’esperienza della pandemia, specialmente per quelle fasce di popolazione più fragili – precisa il presidente Maestri Accessi – Se ancora il capoluogo tutto sommato tiene, decisamente peggiore è la situazione nel resto dei comuni della provincia. Non sarà mica un caso che negli ultimi 10 anni in Italia sono chiusi 111mila negozi di commercio al dettaglio in sede fissa”.
“Negozi e botteghe di vicinato, le cosiddette attività “sotto casa”, costituiscono un vero e proprio antidoto a quel virus che si chiama desertificazione e che ha ormai preso piede nelle nostre città e nei nostri borghi” – ribadisce il direttore di Confcommercio Pieragnoli: “Non ci stancheremo di ricordare alle amministrazioni comunali gli enormi benefici e le esternalità positive del commercio di vicinato, a partire dalla vivibilità quotidiana che assicurano le attività di prossimità, valore in nessun modo sostituibile, per non parlare poi della svalutazione degli immobili residenziali nelle aree non presidiate”.
“Ci rivolgiamo a tutte le amministrazioni comunali, affinché mettano in campo tutte le misure a disposizione per ridurre davvero il carico fiscale che grava sulle imprese, a partire da quei negozi che possiamo considerare a tutti gli effetti baluardi di socialità e aggregazione, gestiti con passione e sacrificio, talvolta da generazioni di commercianti e imprenditori” – concludono presidente e direttore.