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“KEU: è urgente la bonifica dei siti inquinati”: la nota di Legambiente Valdera

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Il direttivo: “Come Legambiente Valdera chiediamo il prima possibile la rimozione totale del KEU in Valdera e la bonifica dei siti inquinati”.

Non molti giorni fa all’apertura dell’anno giudiziario il Procuratore Generale di Firenze ha citato come situazione di preoccupazione quella del KEU, sottolineando il fatto, molto grave: “i risultati delle analisi delle acque di falda, hanno mostrato il contatto con i rifiuti pericolosi e le ceneri dei fanghi di depurazione contaminati”.

Lo studio coordinato dal dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa un anno fa, su campioni di KEU in varie condizioni, parla di impatto elevato in condizioni d’umidità relativa e presenza di ossigeno, in quanto il KEU subisce trasformazioni con produzione di cromo esavalente. Il cromo esavalente è cancerogeno. Se si mettono insieme questi due fatti incontestabili, come Legambiente Valdera, ripetiamo ancora una volta che siamo preoccupati e chiediamo il prima possibile, la rimozione totale del KEU in Valdera e la bonifica dei siti inquinati. Non si possono dimenticare, infatti, i cumuli di terra e KEU del Green Park, circondati dall’acqua, durante i temporali e l’alluvione agli inizi di novembre scorso. Quasi tre anni fa la Toscana ha scoperto di avere molti luoghi inquinati da questo prodotto del comprensorio del cuoio.

I materiali edili riciclati con il KEU sono stati trovati dalle inchieste partite da tempo sotto le strade, la regionale n.429 Empoli-Castelfiorentino e la provinciale n.7 nei pressi di Arezzo, in un’area a Massarosa, a Pisa sia nell’area ex Vacis, che dentro l’aeroporto militare, a Crespina in un cantiere dell’acquedotto, negli impianti di riciclaggio Le Rose del materiale edile del KEU a Bucine e a Pontedera nella lottizzazione Green Park.

Addirittura – in base a quanto riportava tempo fa la stampa, rilevato da intercettazioni telefoniche – ci sarebbero stati tentativi (per fortuna falliti) di “esportare” il KEU anche sul Monte Serra, allorché, dopo l’incendio del 2018, alcuni imprenditori di Santa Croce oggi sotto processo, con un’azione di greenwashing, si offrirono di piantare 10.000 ulivi, fertilizzandoli con le ceneri contenenti KEU. Allo scoppiare dello scandalo, il problema sembrava allora affrontabile in un tempo ragionevole: l’assessora all’ambiente Monni dichiarò da subito che tutti i siti sarebbero stati messi in sicurezza e poi bonificati in tempi brevi.

Il problema è che queste dichiarazioni si sono ripetute varie volte all’anno per tre anni e non è successo niente. Solo l’area appartenente all’aeroporto militare è stata bonificata in pochi mesi, alla fine dell’estate del 2021 e a carico della Difesa, altrimenti l’aeroporto civile si sarebbe fermato perché la torre antinebbia si trova nell’area KEU. È bene dire, però, che a Pontedera siamo a conoscenza della presenza di materiale “pericoloso” nell’area del Green Park fin dal 2017 e pian piano abbiamo capito della gravità della situazione; ci sono delibere dell’amministrazione comunale a dimostrarlo, oltre il blocco del cantiere. Nei sette anni trascorsi da quando si è saputo che a Pontedera c’era un’area contaminata con rifiuti tossici, a parer nostro, l’amministrazione comunale non è riuscita a disinquinarla. Anzi, rimane un mistero che, in presenza di un mega impianto per la gestione di rifiuti tossici come la Ecofor service, i proprietari del Green Park e il Comune non si siano resi conto che la salute dei cittadini era importante più delle loro diatribe: prima si minimizza il danno ambientale e quello alla salute dei cittadini (il Sindaco è responsabile della salute pubblica) e poi ci si rivale sul proprietario; ci sono molti mezzi legali per farlo.

Grandi responsabilità hanno anche i proprietari: devono costruire case sicure e essere accorti negli acquisti dei materiali; invece spesso accade che, per risparmiare, si costruisca con qualsiasi materiale. Il KEU è prodotto da rifiuti al cromo delle concerie, certificato come riciclabile negli anni passati da chi lo produceva (codice CER 190112), riportato tale dall’Arpat (vedi Arpatnews n.113 del maggio 2013). Anche il ruolo di controllo della Provincia di Pisa in questa faccenda andrebbe approfondito. Il punto è proprio questo e, a tal proposito, facciamo nostre le parole del Procuratore Squillace Greco. “una prassi abusiva particolarmente pericolosa e dannosa per l’ambiente, ovverosia quella di declassificare i rifiuti pericolosi e le ceneri dei fanghi di depurazione contaminati, facendoli figurare come rifiuti recuperabili nella lavorazione di materiali inerti per l’edilizia, così da consentire un occultamento dei rifiuti più inquinanti provenienti dal comparto conciario e dal comparto orafo e causare anche gravi eventi di inquinamento ambientale”.

Il Direttivo di Legambiente Valdera

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