PISA. Si chiama Silver 2 ed è un robot che si ispira ai principi di locomozione del granchio per muoversi sui fondali marini.
Le sue caratteristiche e le sue funzionalità di questo robot sono state presentate in uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Science Robotics, coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli (dettagli dello studio: qui, DOI: 10.1126/scirobotics.aaz1012).
Il robot granchio, infatti, è stato sviluppato all’interno di un laboratorio dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna ed è in grado di attraversare terreni accidentati e irregolari senza interferire e danneggiare l’ecosistema marino. Con gli arti robotici flessibili Silver 2 in futuro sarà in grado di pulire il mare dalla plastica affondata, diventando miglior amico dell’ambiente.
“Silver 2 – ha spiegato Giacomo Picardi, prima firma dello studio e dottorando del PhD in BioRobotica – è attualmente comandato a distanza da un operatore attraverso una interfaccia grafica che permette di vedere ciò che vede il robot e decidere direzione e tipologia di locomozione. Attraverso l’interfaccia inoltre è possibile visualizzare le caratteristiche dell’ambiente sottomarino, come pressione o temperatura rilevati dai sensori di bordo”.
UNA FABBRICA DI IDEE. Pisa nell’ultimo mese si sta facendo conoscere in Italia e nel mondo per le sue scoperte in ambito scientifico e medico. Particolare interesse lo hanno ricevuto due invenzioni: la prima riguarda dei cerotti che posti all’interno del corpo sono in grado di rigenerare i tessuti (LEGGI QUI), la seconda anti-Covid è la realizzazione di un polmone 3D con cellule umane per studiare l’interazione con il virus e velocizzare la ricerca (LEGGI QUI).
IL MONDO SOTTOMARINO. “Quando si pensa all’esplorazione del mare – dichiara il ricercatore Marcello Calisti – vengono in mente sottomarini o veicoli simili che nuotano fino ad arrivare in prossimità degli oggetti di interesse, tipicamente sul fondale. Noi abbiamo pensato di ribaltare il concetto: andare direttamente sul fondale, con un robot con delle gambe, per interagire in maniera più delicata ed efficace. Le difficoltà di percepire l’ambiente marino impediscono di usare gli algoritmi tradizionali che sono usati per i robot terrestri: ma con il nostro approccio bio-ispirato, siamo riusciti ad unire sia l’efficacia che la delicatezza della locomozione. La nostra ambizione – continua ancora Calisti – è di collaborare con le tecnologie che esistono attualmente per creare un intero ecosistema di robot subacquei che possano prendersi cura, esplorare e mantenere l’ambiente marino e le attività ad esso connesse. In questo, siamo stati molto contenti di lavorare con biologi, geologi e oceanografi che hanno visto sempre con interesse il nostro approccio non convenzionale”.