Il commento dell’assessora, che chiude la questione: “Vicenda surreale, la mia appartenenza al PD non è in discussione”.
L’assessora regionale ed esponente di spicco del Partito Democratico, Alessandra Nardini, è nuovamente alle prese con la segreteria del suo partito per il caso Capannoli. Dopo la spaccatura per le elezioni comunali, in cui la Nardini ha sostenuto la sindaca civica di centrosinistra uscente Arianna Cecchini anziché la candidata dem Barbara Cionini, il Pd di Capannoli ha richiesto l’espulsione dal partito dell’assessora. Lei ha risposto con una lunga nota, di seguito il contenuto.
“Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.Non mi vengono in mente parole più adeguate per commentare la lettera che in queste ore è stata mandata alla Commissione provinciale di garanzia del Partito Democratico dal segretario dell’Unione comunale del PD di Capannoli Bacherotti e dai segretari di circolo Salvadori e Maggini, chiedendo l’espulsione mia, di mio padre, di mia madre, e di altre iscritte e iscritti di Capannoli e Santo Pietro Belvedere. Chi si è reso protagonista della spaccatura della nostra comunità politica persevera con un atteggiamento tragicomico, tra l’altro dopo che il segretario regionale Fossi ha pronunciato parole pubbliche chiarissime sulla mia posizione, sul fatto che la mia appartenenza al PD non sia in discussione.
Questa vicenda è surreale fin dall’inizio, ma onestamente credevo che il risultato elettorale inequivocabile che ha visto il PD a Capannoli essere primo partito alle europee ma ultimo alle amministrative, raggiungendo come coalizione solo il 19%, avrebbe fatto recuperare lucidità e senno, almeno a sufficienza per riconoscere l’errore compiuto, prenderne atto e farsi da parte, permettendo così di ricompattare la nostra comunità.
Il risultato mortificante delle urne parla chiaro, ed è un messaggio che arriva direttamente dalla base elettorale del Partito Democratico: questa scelta ottusa e arrogante, non discussa con iscritti e simpatizzanti, è stata sonoramente bocciata dalle elettrici e dagli elettori.
La cosa più ovvia, all’indomani dell’esito elettorale, sarebbero state le dimissioni di Bacherotti, Salvadori e Maggini che, come è evidente, non hanno più nessuna autorevolezza per rappresentare la comunità del Partito Democratico.
Se non riescono ad elaborare il proprio fallimento, si facciano aiutare, ma liberino il PD dall’imbarazzo delle loro farneticazioni, dalle liste di proscrizione e dalle espulsioni dalle chat di partito. Ora è tempo di ricostruire una comunità lacerata da una campagna elettorale vergognosa, tutta giocata sul risentimento personale, un modo di fare politica abominevole. Per me questo sarà l’impegno principale, a tutti i livelli.
Quella del Partito Democratico è la prima e unica tessera che ho avuto, il partito è “casa”, come lo è per quelle compagne e quei compagni di cui chiedono l’espulsione, persone che hanno fatto la storia del PD, dei partiti di centrosinistra precedenti e delle amministrazioni che hanno governato Capannoli e Santo Pietro in questi anni. Quelle persone sono il PD.
Questa situazione e il comportamento dei segretari PD locali sono evidentemente sfuggiti di mano e fanno malissimo al nostro partito. Non capisco come il PD provinciale possa continuare a non affrontare questa situazione, nella sua specificità e nel contesto di una tornata amministrativa non proprio esaltante in provincia. Avrebbe potuto e dovuto prendere in mano la situazione dall’inizio ed evitare questa spaccatura, come sostengo da sempre.
Spero che sia solo casuale che questa lettera con richiesta di espulsione arrivi dopo la mia intervista di qualche giorno fa sulle amministrative, in cui esprimevo una posizione critica sulla gestione del partito a livello provinciale, perché se esprimere il proprio punto di vista politico fosse diventato una sorta di reato da punire, allora la situazione non sarebbe semplicemente grottesca, ma allarmante“.