PISA. La presidente di ConfcommercioPisa Federica Grassini accoglie con molta positività la decisione dei massimi organi dell’Università di Pisa di riaprire una parte significativa delle lezioni in presenza:
“Quando trionfano buonsenso e disponibilità non possiamo che esprimere soddisfazione, pensando al benessere di una città che torna a vivere e a svolgere la propria funzione formativa e alle rinnovate possibilità di lavoro di tanti commercianti e imprenditori che mai come in questo periodo stanno soffrendo tremendamente. Questa decisione, che rimette in moto una leva fondamentale dell’economia e della stessa identità cittadina, è una vittoria della ragionevolezza, e come Confcommercio siamo orgogliosi di aver dato il nostro leale contributo, in qualità di portavoce delle istanze degli imprenditori pisani, affinché l’esito di questa vicenda fosse positivo”.
La presidente Grassini ammette che “per una effettiva ripresa ci vorrà comunque tempo, ma il segnale che giunge dall’Università di Pisa è estremamente positivo e di grande collaborazione. Noi non solo continueremo a monitorare la situazione, ma ci auguriamo che lo stesso buonsenso appartenga anche a tutti gli enti e le società pubbliche del territorio, alle quali mi rivolgo con fiducia affinché riaprano quanto prima le porte dei loro uffici al pubblico e al personale, riducendo dove non strettamente necessarie, le ore di smartworking”.
“Imprese, negozi, mercati, attività commerciali, anche a seconda dei settori sono in gran parte riaperte” – conclude la presidente – “ma una vera ripartenza è molto al di la da venire. Senza indulgere in catastrofismi, le vendite al dettaglio nei piccoli negozi sono crollate del 20% solo a maggio, e il reddito di oltre 13 milioni di famiglie italiane si è ridotto negli ultimi due mesi, e per un 15% di esse per oltre la metà del reddito complessivo. L’impatto più negativo ha riguardato gli imprenditori, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi, l’80% dei quali hanno subito un calo del reddito e per il 36% la caduta di oltre la metà del reddito familiare. Per questo dobbiamo fare di tutto e anche di più, nella massima collaborazione di tutti, per impedire che alla crisi sanitaria ed economica, si innesti anche una pericolosa crisi sociale”.