PONTEDERA. Il sipario del teatro Era torna a rialzarsi, dopo il nuovo debutto post chiusure con Stefano Accorsi (leggi QUI), con il Workcenter che presenterà tre spettacoli dal vivo nei giorni di sabato 15 e domenica 16 maggio.
Sabato 15 maggio, alle 19, sarà presentata la prima nazionale di Sin Fronteras (Senza frontiere), un lavoro diretto da Thomas Richards con i suoi colleghi, e domenica 16 maggio due spettacoli dell’Open Program, Katie’s Tales (Le storie di Caterina), con Agnieszka Kazimierska, alle ore 16 e, a seguire, un’anteprima di E il popolo canta, con Felicita Marcelli, alle ore 19, entrambi diretti da Mario Biagini.
Ma di che cosa parlano questi tre spettacoli? Vediamolo da vicino:
SIN FRONTERAS (SENZA FRONTIERE)
Prima Nazionale
Adattato da Beben di Guillermo Calderón, Sin Fronteras si svolge subito dopo il terremoto del 2010 in Cile. Un gruppo di volontari aiuta le vittime della catastrofe. A scopo terapeutico, raccontano ai bambini colpiti dal disastro il tragico racconto Terremoto in Cile, scritto da Heinrich Von Kleist nel 1807, in cui una donna sfugge per un pelo all’esecuzione mentre un terremoto distrugge Santiago del Cile nel 1647. Nonostante la fuga, l’eroina della storia è infine sopraffatta dalla tragedia quando viene attaccata da una folla disperata e furiosa.
Sin Fronteras apre una riflessione sulle crepe che si rivelano all’interno di una società dopo una catastrofe naturale, mettendo in evidenza la precarietà dell’equilibrio della vita quotidiana. Lo spettatore viene trasportato da un universo realistico a uno grottesco e comico, intimo e profondo, in cui i volontari riesaminano le loro motivazioni e azioni, scontrandosi coi propri conflitti interiori, resi evidenti dalle sofferenze improvvise e impreviste con cui ogni individuo può essere chiamato a confrontarsi.
Prima Nazionale
Adattato da Beben di Guillermo Calderón, Sin Fronteras si svolge subito dopo il terremoto del 2010 in Cile. Un gruppo di volontari aiuta le vittime della catastrofe. A scopo terapeutico, raccontano ai bambini colpiti dal disastro il tragico racconto Terremoto in Cile, scritto da Heinrich Von Kleist nel 1807, in cui una donna sfugge per un pelo all’esecuzione mentre un terremoto distrugge Santiago del Cile nel 1647. Nonostante la fuga, l’eroina della storia è infine sopraffatta dalla tragedia quando viene attaccata da una folla disperata e furiosa.
Sin Fronteras apre una riflessione sulle crepe che si rivelano all’interno di una società dopo una catastrofe naturale, mettendo in evidenza la precarietà dell’equilibrio della vita quotidiana. Lo spettatore viene trasportato da un universo realistico a uno grottesco e comico, intimo e profondo, in cui i volontari riesaminano le loro motivazioni e azioni, scontrandosi coi propri conflitti interiori, resi evidenti dalle sofferenze improvvise e impreviste con cui ogni individuo può essere chiamato a confrontarsi.
Con Jaime Alonso Abarzúa Vallejos, Javier Cárcel Hidalgo- Saavedra, Gina Gutiérrez Villamizar, Guilherme Alan Kirchheim, Lynda Mebtouche, Felipe Salazar Montoya, María Constanza Solarte. Regia di Thomas Richards. Assistenti alla regia: Cécile Richards e Jessica Losilla-Hébrail. Produzione: Fondazione Teatro della Toscana / Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards.
KATIE’S TALES (LE STORIE DI CATERINA)
“Katie’s Tale è un incontro sfaccettato con Katie – una ragazza le cui esperienze di vita e il cui fato sono incapsulate nel canto. Ma Katie è anche il nome di una folla. È un nome usato tradizionalmente nei canti, nella poesia e nelle storie popolari polacche, il nome di un’eroina. L’incontro con Katie è un incontro con le migliaia di donne le cui esperienze sono state escluse e zittite nelle storie eroiche scritte e raccontate dagli uomini. Incontrarle significa restituire loro le loro voci.” (Dariusz Kosiński, Università Jagelloniana, Cracovia)
Lo spettacolo racconta di una donna e del suo innamorato, che dopo un fatto terribile è partito con la promessa di tornare. Ed è la storia di un giardino, fitto di alberi di ciliegio. Katie, accompagnata da una coppia di domestici stranieri, vive protetta dall’ombra dei ciliegi, testimoni silenziosi della sua vita e della Storia. Ogni giorno Katie riceve visitatori, ogni momento potrebbe portare il ritorno di colui che è partito, e Katie si tiene pronta. Con le sue storie e i suoi silenzi, Katie ci parla del desiderio e dell’attesa, di tutto ciò che non è mai detto. Colei che aspetta è lei stessa in viaggio, sulla strada della sua vita scandita in fotogrammi vividi, nell’ombra densa di ricordi proiettata dai ciliegi: una donna in piedi di fronte alla Storia. Il desiderio che Katie incarna ci invita a interrogarci sul luogo a cui apparteniamo, a porci domande sul ruolo della nostra coscienza, nel flusso assordante degli avvenimenti e nel turbine confuso dei desideri.
Con: Agnieszka Kazimierska. Regia: Mario Biagini. Produzione: Fondazione Teatro della Toscana / Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards.
“Katie’s Tale è un incontro sfaccettato con Katie – una ragazza le cui esperienze di vita e il cui fato sono incapsulate nel canto. Ma Katie è anche il nome di una folla. È un nome usato tradizionalmente nei canti, nella poesia e nelle storie popolari polacche, il nome di un’eroina. L’incontro con Katie è un incontro con le migliaia di donne le cui esperienze sono state escluse e zittite nelle storie eroiche scritte e raccontate dagli uomini. Incontrarle significa restituire loro le loro voci.” (Dariusz Kosiński, Università Jagelloniana, Cracovia)
Lo spettacolo racconta di una donna e del suo innamorato, che dopo un fatto terribile è partito con la promessa di tornare. Ed è la storia di un giardino, fitto di alberi di ciliegio. Katie, accompagnata da una coppia di domestici stranieri, vive protetta dall’ombra dei ciliegi, testimoni silenziosi della sua vita e della Storia. Ogni giorno Katie riceve visitatori, ogni momento potrebbe portare il ritorno di colui che è partito, e Katie si tiene pronta. Con le sue storie e i suoi silenzi, Katie ci parla del desiderio e dell’attesa, di tutto ciò che non è mai detto. Colei che aspetta è lei stessa in viaggio, sulla strada della sua vita scandita in fotogrammi vividi, nell’ombra densa di ricordi proiettata dai ciliegi: una donna in piedi di fronte alla Storia. Il desiderio che Katie incarna ci invita a interrogarci sul luogo a cui apparteniamo, a porci domande sul ruolo della nostra coscienza, nel flusso assordante degli avvenimenti e nel turbine confuso dei desideri.
Con: Agnieszka Kazimierska. Regia: Mario Biagini. Produzione: Fondazione Teatro della Toscana / Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards.
E IL POPOLO CANTA – Anteprima
“È stato una specie di incubo, in cui abbiamo visto attorno a noi l’Italia distruggersi e sparire. Adesso, risvegliandoci, forse, da questo incubo e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c’è più niente da fare”. (P. P. Pasolini)
E il popolo canta è un tuffo nel’universo cantato del centro-sud d’Italia, e al contempo una rilettura della poesia di Pier Paolo Pasolini. Ci riporta a un mondo che non esiste più, a un paesaggio orale ormai scomparso dalla cultura viva, per lo più dimenticato. Non solo un concerto, ma un’evocazione di un mondo umano e sonoro, che torna alla vita per alcuni istanti. Intrecciandosi al canto, i versi di Pasolini ci interrogano sul retaggio dei cambiamenti epocali occorsi nell’Italia uscita dal secondo conflitto mondiale, e del rapido sviluppo che in pochi anni ha portato alla scomparsa di quei “vari modi di essere uomini che l’Italia aveva prodotto in modo storicamente molto differenziato”. I canti che compongono questo lavoro, in vari dialetti del centro-sud, sono stati estratti da fonti d’archivio degli anni ‘40 e ’60, frutto di ricerche etnomusicologiche effettuate in Italia e presso comunità di emigranti italiani negli Stati Uniti (da, tra gli altri, Colacicchi, Nataletti, Carpitella e Lomax). Si ringrazia per la consulenza il Sig. Emiliano Migliorini, Direttore Scientifico del Museo della Civiltà Contadina Valle dell’Aniene. I testi poetici di Pier Paolo Pasolini sono tratti dalle raccolte Le ceneri di Gramsci e Poesia in forma di rosa, edite da Garzanti.
Con Felicita Marcelli. Regia di Mario Biagini. Produzione: Fondazione Teatro della Toscana / Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards.
“È stato una specie di incubo, in cui abbiamo visto attorno a noi l’Italia distruggersi e sparire. Adesso, risvegliandoci, forse, da questo incubo e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c’è più niente da fare”. (P. P. Pasolini)
E il popolo canta è un tuffo nel’universo cantato del centro-sud d’Italia, e al contempo una rilettura della poesia di Pier Paolo Pasolini. Ci riporta a un mondo che non esiste più, a un paesaggio orale ormai scomparso dalla cultura viva, per lo più dimenticato. Non solo un concerto, ma un’evocazione di un mondo umano e sonoro, che torna alla vita per alcuni istanti. Intrecciandosi al canto, i versi di Pasolini ci interrogano sul retaggio dei cambiamenti epocali occorsi nell’Italia uscita dal secondo conflitto mondiale, e del rapido sviluppo che in pochi anni ha portato alla scomparsa di quei “vari modi di essere uomini che l’Italia aveva prodotto in modo storicamente molto differenziato”. I canti che compongono questo lavoro, in vari dialetti del centro-sud, sono stati estratti da fonti d’archivio degli anni ‘40 e ’60, frutto di ricerche etnomusicologiche effettuate in Italia e presso comunità di emigranti italiani negli Stati Uniti (da, tra gli altri, Colacicchi, Nataletti, Carpitella e Lomax). Si ringrazia per la consulenza il Sig. Emiliano Migliorini, Direttore Scientifico del Museo della Civiltà Contadina Valle dell’Aniene. I testi poetici di Pier Paolo Pasolini sono tratti dalle raccolte Le ceneri di Gramsci e Poesia in forma di rosa, edite da Garzanti.
Con Felicita Marcelli. Regia di Mario Biagini. Produzione: Fondazione Teatro della Toscana / Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards.
Per maggiori informazioni e acquisto biglietti online www.teatroera.it.