PONTEDERA. Polemiche sulle mancate riaperture delle biblioteche: interviene il direttore della Biblioteca Gronchi di Pontedera, Roberto Cerri.
Dopo l’interrogazione presentata all’Unione Valdera da parte di Fratelli d’Italia, riguardante la mancata apertura delle biblioteche, anche Roberto Cerri, direttore della Biblioteca Gronchi di Pontedera, ha voluto dire la sua. In un suo post Facebook, il direttore chiede di “Far tornare al lavoro i bibliotecari e riaprire le porta ai giovani.”
Successivamente lo stesso Cerri critica direttamente l’amministrazione pontederese e quella dell’Unione Valdera: “La CGIL e il Centro Destra hanno ragione. Non si capisce come abbia fatto un comune di centro sinistra come Pontedera a dare un calcio ad una decina di giovani bibliotecari, negando loro lo smartworking che invece ha consentito ai propri dipendenti di ruolo. Non si capisce neppure perché non riapra con un orario un po’ più ampio delle striminzite 30 ore settimanali che sono la metà dello standard della biblioteca Gronchi, provocando così il crollo dei prestiti (-60/70%) e delle presenze (-90%).
Non si capisce – continua il direttore Cerri – perché un comune di centro sinistra cerchi di fare cassa sulla pelle di giovani bibliotecari precari. Che senso ha togliere soldi sullo stipendio ai poveri per darlo (forse) ad altri poveri? Non si capisce perché Pontedera non possa approvare un protocollo di sicurezza che riapra i servizi della biblioteca Gronchi (uno spazio da 4300 mq), in maniera più ampia, ammettendo nelle sale, in sicurezza, almeno un certo numero di utenti (50/60), studenti e adulti. Il tutto mentre si riaprono ristoranti, palestre, piscine, teatri, cinema e sale da ballo. Esprimo tutta la mia solidarietà ai miei colleghi bibliotecari delle cooperative e chiedo che vengano fatti tornare al lavoro.”
Successivamente il direttore della Biblioteca fa una richiesta chiara ai cittadini e all’amministrazione: “Chiedo che i cittadini di centro sinistra, i partiti di sinistra di Pontedera, i sindacati pontederesi si esprimano su questo punto. Sono mortificato per i miei colleghi precari. Per la maniera assurda con cui vengono inutilmente umiliati giovani che lavorano con serietà e passione e la cui flessibilità ha fatto grande la biblioteca Gronchi. Umiliati insieme ad altri, certo, perché molti contratti di servizi in appalto sono stati tagliati, mettendo in cassa integrazione diverse persone. E non lo ha fatto il padrone, la Piaggio, come da tradizione, ma il comune di Pontedera, guidato da una maggioranza di centro sinistra.
E’ vero i servizi sociali, educativi e culturali costano. E’ vero la biblioteca Gronchi, inaugurata nel 2014 dal Presidente della Camera dei Deputati (Laura Boldrini) e visitata nel 2018 dal Presidente della Repubblica (Sergio Mattarella) è una struttura culturale costosa. E’ un’istituzione con oltre 100.000 volumi, frequentata lo scorso anno da più di 300.000 persone e che ha prestato oltre 60.000 libri. Qui lavorano 12 addetti più diversi operatori della Rete Bibliolandia (trasporti, software, progettazione, acquisto libri, amministrazione). Tutto questo costa. Certo. E’ così. Come costano gli ospedali. La scuola. E altri servizi pubblici. Ma la biblioteca di Pontedera è un faro che aiuta la città e i suoi cittadini a crescere, a formarsi e a guardare lontano. Non ci sono più i soldi per tenerla aperta in maniera importante? E i soldi che chiediamo all’Europa e che il governo darà anche ai comuni non ci serviranno per tenerla aperta? I soldi che otterremo dall’Europa non ci serviranno a pagare anche i giovani bibliotecari? Se così non fosse, battiamoci. Ma non teniamo i bibliotecari e gli archivisti in cassa integrazione. Questo sì che sarebbe uno spreco e un’umiliazione. E deprimerebbe l’economia. Chi andrà al mare o in montagna quest’anno se i precari saranno ancora più precari? No, hanno ragione CGIL e centro destra: pensiamo agli studenti, pensiamo ai giovani, restituiamo ai lavoratori della cultura e ai cittadini uno spazio importante. Apriamo di più le biblioteche. A cominciare dalla Gronchi. Abbiamo bisogno di credere nel futuro e non di trasformarci in conservatori e mortificare le giovani generazioni. I lavoratori giovani. Facciamolo in sicurezza. Spendendo – conclude Cerri – con attenzione ed ecologicamente ogni singolo euro. Ma guardiamo avanti. C’è tanto da fare in una biblioteca moderna come la nostra. Per il pubblico e per chi ci lavora.”